Déodat de Dolomieu: Il Cavaliere che Scoprì il Cuore delle Dolomiti
Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de Dolomieu (1750–1801) fu un personaggio degno di un romanzo, la cui vita turbolenta, segnata da duelli, Rivoluzioni e prigionie in Sicilia, si intrecciò in modo inaspettato con la storia delle Alpi Orientali. Destinato all’Ordine dei Cavalieri di Malta, fu un uomo dal carattere impetuoso ma dalla mente scientifica acutissima. Nonostante la sua fama fosse legata primariamente agli studi sui vulcani e alla vulcanologia, il suo nome è oggi perennemente legato a un’unica, cruciale scoperta: l’identificazione di una roccia sui monti del Tirolo che, a differenza del calcare comune, “frizzava molto poco” con gli acidi. Quella roccia divenne la Dolomia, e quei monti, grazie al lavoro successivo dei naturalisti, divennero le Dolomiti.
Il Cavaliere Impetuoso e la Nascita di un Geologo
La carriera militare di Dolomieu iniziò a soli 12 anni nell’Ordine di Malta. Già a 18 anni, la sua vita prese una piega drammatica: fu coinvolto in un duello a Gaeta, nel quale uccise un superiore (alcune fonti lo indicano come un suo rivale). Imprigionato, fu liberato grazie all’intercessione del Papa. Questo episodio segnò la sua fama di uomo tanto brillante quanto impetuoso, ma lo spinse anche a dedicarsi con ancora maggiore fervore alla scienza, supportato dal suo mentore, il Marchese de la Rochefoucauld.
Dolomieu divenne un instancabile viaggiatore ed esploratore. Le sue osservazioni sui vulcani dell’Italia meridionale, in particolare l’Etna, lo portarono a sviluppare teorie rivoluzionarie per l’epoca (Plutonismo), che lo consacrarono come uno dei padri della geologia moderna. Fu durante i suoi viaggi nell’arco alpino che, tra il 1780 e il 1789, si imbatté nella roccia che portò alla sua più grande fama.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: L’Identificazione del Minerale (Dolomite)
Il Test Acido e la Scoperta del Magnesio
La genialità della scoperta fu la sua semplicità. Dolomieu notò che una particolare roccia calcarea sui monti tirolesi reagiva in modo molto diverso dal calcare comune quando esposta agli acidi. Inviò i campioni al naturalista svizzero Nicolas-Théodore de Saussure che, analizzandone la composizione chimica, scoprì la presenza di una notevole quantità di magnesio (carbonato doppio di calcio e magnesio).
La scoperta fu pubblicata nel 1791 e fu De Saussure a proporre di chiamare il nuovo minerale Dolomite (e la roccia Dolomia) in onore del suo scopritore. Fu solo in seguito, con la pubblicazione di The Dolomite Mountains (1864) di Gilbert e Churchill, che il nome si estese all’intera regione montuosa, superando la denominazione di “Monti Pallidi”.
La Prigionia Eroica e la Philosophie minéralogique
Il periodo più difficile della sua vita avvenne alla fine del secolo. Dopo aver aderito con entusiasmo alla spedizione in Egitto di Napoleone (1798), fu catturato dalla flotta napoletana e imprigionato come nemico politico nella durissima Cittadella di Messina, in Sicilia, dove rimase per 21 mesi.
È qui che si compie l’episodio che ne esalta l’eroismo intellettuale: senza carta né penna, e con il solo libro che gli era stato lasciato, scrisse il suo ultimo capolavoro, il “Trattato di filosofia mineralogica”, usando una scheggia di legno intinta nella fuliggine della lampada per scrivere i suoi pensieri e le sue teorie sui margini e le pagine bianche del volume. Fu liberato solo nel marzo del 1801, quando Napoleone ne impose il rilascio come clausola di pace.
Profondamente provato dalla prigionia, Déodat de Dolomieu morì pochi mesi dopo, nel novembre del 1801, a soli 51 anni. La sua vita, terminata prematuramente, ha lasciato un’eredità scientifica immensa, racchiusa in una roccia che modella le montagne più belle del mondo.
Déodat de Dolomieu, cavaliere, avventuriero e geologo, ci ha lasciato più di un nome: ci ha lasciato un monito sull’indistruttibile forza della conoscenza, capace di fiorire anche nell’oscurità di una cella, esattamente come i colori dell’Enrosadira accendono i suoi Monti Pallidi all’alba e al tramonto.




