Una mostra ad Arredamont celebra il più grande collezionista di sci d’epoca del Bellunese, trasformando la memoria in patrimonio condiviso.

Longarone Fiere Dolomiti. Non è stata una semplice esposizione di attrezzature sportive, ma un vero e proprio viaggio nella memoria collettiva delle Dolomiti. Alla fiera Arredamont di Longarone, la mostra “Scie di Gloria – L’eredità di Tonino Zampieri” ha reso omaggio al più grande collezionista di sci d’epoca del territorio bellunese, scomparso nel 2021, che in pochi anni ha raccolto circa 4.000 paia di sci e centinaia di cimeli legati agli sport invernali.

Un collezionista visionario

Quello che siamo e quello che abbiamo, in gran parte, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto”: con questa frase Tonino Zampieri amava riassumere il senso della sua passione. Non accumulava esclusivamente per sé, ma per tutti gli appassionati. Da questa visione è nata l’Associazione Salvasci Dolomiti, che oggi porta avanti il sogno di un museo diffuso, aperto a tutti.

Le sezioni della mostra

L’allestimento ha proposto un percorso che abbracciava sci alpino, sci di fondo, bob e slittino, sci militare, mostrando come la tecnica e i materiali abbiano accompagnato le imprese sportive di oltre un secolo.

Lo sci alpino e di fondo.

La sezione espone sci e scarponi di tante glorie: Debora Compagnoni, Alberto Tomba, Kristian Ghedina, Gustav Thoeni, Zeno Colò’, per citarne alcuni, permettendo di apprezzare differenze di tecnologia e di tecnica.

Le differenze tecnologiche e di forma affascinano l’osservatore passando tra una disciplina e un’altra, come lo sci di fondo: mentre si ammirano sci guanti e scarponi dei vari campioni, non si può non notare le differenze costruttive: lo sci alpino è pensato per discese veloci e curve, mentre lo sci di fondo è fatto per scivolare a lungo e muoversi con leggerezza.

Ci si sofferma a osservare gli sci della velocità belli larghi e pesanti, fatti per dare stabilità con le lame ai lati, che servono per fare curve e frenare. E anche gli scarponi sono rigidi e bloccano sia punta che tallone, così lo sciatore ha più controllo in discesa. A guardare quelli degli anni 40/50 messi sotto l’immagine di Colò pensieri e immaginazione diventano un turbinio di racconti e emozioni.

Ammiri gli sci più lunghi e sottili, per scivolare meglio sulla neve, del fondo. Non hanno le lame, perché non servono su terreni pianeggianti. Gli scarponi sono leggeri e flessibili: la punta è fissata, ma il tallone resta più libero per permettere il movimento di “camminata”.

Nella sezione dedicata allo sci alpino, i visitatori hanno potuto ammirare vere e proprie pietre miliari dell’innovazione:

  • il Lamborghini Furgen, esempio di sci in legno;
  • il Rossignol James Couttet, prototipo interamente in metallo;
  • il Head GS (1947), primo con anima in plastica a nido d’ape;
  • il Rossignol Strato (1964), che introdusse la fibra di vetro;
  • il Salomon 9000 (1990), primo sci “monoscocca”;
  • l’Elan SCX, precursore delle moderne sciancrature estreme.

Un ponte verso Cortina 2026

La mostra non si è limitata a celebrare il passato: ha voluto anche lanciare uno sguardo al futuro, in vista dei Giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina 2026. Le attrezzature dei campioni del passato diventano così simbolo di continuità, un filo che unisce le generazioni e che lega la storia sportiva delle Dolomiti al palcoscenico mondiale.

La voce della famiglia

Durante l’inaugurazione, la figlia di Tonino, Chiara Zampieri, ha ricordato come la passione del padre fosse animata dal desiderio di condivisione: “Ogni oggetto era per lui un’emozione da trasmettere, non un trofeo da custodire”.


“Scie di Gloria” ha dimostrato che la memoria sportiva non è polvere da archivio, ma energia viva, capace di raccontare un territorio e di ispirare nuove generazioni. L’eredità di Tonino Zampieri non è solo una collezione: è un patrimonio culturale che continua a scivolare sulle piste della storia.


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