Ecco il nuovo capitolo del Diario di Bordo del Dirigibile Dolomiti.
Questa settimana, il volo si alza di quota. Non ci limitiamo a guardare cosa accade, ma perché. Dall’alto, il “Sistema Dolomiti” appare come un organismo complesso, bellissimo e ferito, dove la luce dei mercatini di Natale cerca di coprire le crepe di una società in affanno.



Diario di bordo – 22 Dicembre 2025


Osservatorio: Stratosfera Dolomitica.

Stato del Sistema: Sotto sforzo.

Il Dirigibile Dolomiti oggi rallenta i motori e resta in stallo, sospeso nel silenzio rarefatto dell’alta quota. Sotto di noi, tra il 15 e il 21 dicembre, le formiche umane si sono mosse freneticamente, ma da quassù la frenesia del Natale rivela una verità più profonda, quasi filosofica: le Dolomiti stanno vivendo la dicotomia tra la vetrina luccicante e il retrobottega polveroso.

Il nostro telescopio punta prima sui palazzi del potere, dove tutto sembra brillare di una luce dorata. Vediamo il trionfo della politica che celebra se stessa tra Venezia e Belluno, con la nomina di Luca Zaia alla presidenza del Consiglio regionale salutata come un “segnale forte” per il territorio. Si parla di grandi manovre e di futuro, ma spostando lo sguardo appena più in là, verso i municipi di montagna, l’eco trionfale si spegne nella solitudine dei sindaci. Mentre a Belluno il primo cittadino lamenta che i fondi della “Legge Montagna” sono una coperta troppo corta per riscaldare davvero le terre alte, a Lienz assistiamo al paradosso di un’amministrazione che approva un bilancio in deficit e contemporaneamente pianifica una costosa trasferta istituzionale negli Stati Uniti. È l’eterno ritorno dell’accentramento: il potere brilla nelle sedi centrali, mentre la periferia resiste al freddo dei conti che non tornano.  

Scendendo di quota verso Udine e Belluno, il contrasto diventa dolore fisico, toccando la carne viva del sistema. La macchina dolomitica chiede efficienza e prestazioni, ma il prezzo lo pagano gli uomini. A Belluno la sanità pubblica è costretta ad alzare bandiera bianca, appaltando ai privati reparti vitali per oltre 5 milioni di euro pur di non chiudere, mentre a Udine gli infermieri corrono maratone di dodici ore per tenere in piedi una baracca che scricchiola sotto il peso della carenza di organico. Sembra quasi crudele osservare, nello stesso istante, l’inaugurazione dell’”Albero dei Desideri” all’ospedale di Bolzano: da una parte si accende la speranza simbolica per i bambini, dall’altra si consumano le energie reali di chi dovrebbe curarli.  

C’è poi un’ombra scura che si allunga sulle piazze illuminate a festa, un sintomo di febbre sociale che nemmeno le luminarie riescono a nascondere. Non è semplice cronaca nera, è il tessuto comunitario che si strappa. A Pordenone non sono ragazzate, ma bande giovanili che arrivano a minacciare di morte i giornalisti colpevoli di raccontare la verità. A Lienz, l’antico rito dei Krampus perde la sua sacralità per diventare sfogo brutale, lasciando sul campo ottanta feriti e ossa rotte, mentre a Lavis il silenzio della provincia viene squarciato dagli spari di una rapina in gioielleria. La sicurezza, ci rendiamo conto da quassù, non è solo questione di telecamere, ma di un senso di appartenenza che si sta sgretolando sotto i colpi di un malessere diffuso.  

Infine, guardiamo la terra stessa, che sembra volersi ribellare alla nostra narrazione forzata dell’inverno perfetto. A Trento la Fondazione Cima certifica che manca oltre il 60% della neve abituale: le piste appaiono come lingue bianche artificiali in mezzo al fango, tenute in vita per non fermare la giostra del turismo, mentre a valle, dove la natura arretra, avanzano le ecomafie che nel 2024 hanno aumentato i loro affari sporchi a danno del territorio friulano. Rientriamo nell’hangar con questa consapevolezza amara: stiamo terraformando la montagna per adattarla ai nostri desideri di consumo, ignorando che il “Sistema Dolomiti” sta urlando, sospeso tra la corsa all’oro delle Olimpiadi e la fatica di chi, ogni giorno, cerca solo di garantire servizi e dignità.  

Passo e chiudo.

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