Infrastrutture. La Smart Road della SS51 di Alemagna. Scarica il documento integrale

Negli ultimi anni, la SS51 di Alemagna è stata raccontata come il primo esempio italiano di Smart Road, vetrina di innovazione e sicurezza nel cuore delle Dolomiti. Ma quanto di ciò che è circolato sulle pagine ufficiali e nei comunicati è stato effettivamente verificato, e quanto invece è rimasto nel campo delle dichiarazioni di intenti?

Le cronache parlano di un tracciato che da Ponte nelle Alpi sale verso Cortina e Cimabanche, teatro di un ambizioso piano di digitalizzazione voluto da ANAS. L’obiettivo dichiarato: trasformare una strada di montagna, segnata da curve strette e inverni severi, in un corridoio capace di dialogare con i veicoli e fornire dati in tempo reale su traffico e sicurezza. Alcuni articoli descrivono installazioni di centinaia di postazioni multifunzione e sensori IoT, una control room a Cortina, un’infrastruttura pronta per la guida autonoma. Tuttavia, non tutte le fonti convergono su numeri e tempistiche: c’è chi parla di oltre 380 postazioni già operative, chi di impianti in parte ancora in fase di test; chi sottolinea l’impiego del protocollo CV2X, chi lo cita senza dettagli tecnici verificabili.

Anche gli investimenti riportati oscillano. La cifra di 27 milioni di euro per il tratto dolomitico ricorre spesso, ma non sempre è accompagnata da documenti ufficiali pubblici che ne confermino la ripartizione e lo stato di spesa. E se nei dossier di presentazione si indicano benefici attesi come la riduzione del 15% degli incidenti o dei tempi di percorrenza, mancano a oggi studi indipendenti che ne provino l’effettivo raggiungimento. È dunque difficile, allo stato attuale, distinguere tra risultati concreti e proiezioni ottimistiche.

Ciò che è certo è che la narrazione della Smart Road si intreccia con la strategia di promozione del territorio in vista delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. Le Dolomiti offrono uno scenario ideale per sperimentare tecnologie di viabilità in contesti complessi, ma restano interrogativi sulla capacità di manutenzione a lungo termine di sistemi sofisticati in un ambiente soggetto a gelo, valanghe e frane.

Al netto delle incertezze, il progetto della SS51 mantiene una valenza simbolica: rappresenta la volontà di inserire anche le strade di montagna nel discorso globale sulla mobilità intelligente. Ma la distanza tra ciò che viene annunciato e ciò che si può misurare sul campo suggerisce che la vera prova di questa infrastruttura non sarà la cerimonia di apertura di un grande evento sportivo, bensì la sua capacità di funzionare con continuità ed efficacia, quando i riflettori si saranno spenti.

Ma non era stata voluta per i Mondiali di sci alpino del 2021? È proprio da lì che bisogna ripartire per capire la parabola della Smart Road della SS51 di Alemagna. L’evento sportivo doveva essere la vetrina internazionale per un’infrastruttura capace di dialogare con i veicoli, fornire allerte in tempo reale e preparare il terreno alla guida autonoma. Eppure, tra il 2021 e oggi, il percorso verso la piena operatività è stato meno lineare di quanto annunciato.

Le cronache più recenti parlano di un avvio ufficiale lunedì 25 agosto, con la rete di sensori e la control room di Cortina finalmente in funzione. Ma la distanza temporale dal debutto previsto per i Mondiali racconta di ritardi tecnici, collaudi prolungati e difficoltà di integrazione tra i diversi sistemi. Alcuni dispositivi sono stati installati ma non immediatamente attivati, altri hanno richiesto aggiornamenti software per garantire la compatibilità con i protocolli CV2X. In un contesto di montagna, dove il meteo e la morfologia del territorio mettono a dura prova l’elettronica, la manutenzione e l’affidabilità diventano fattori critici.

Sul fronte della guida autonoma, la SS51 rappresenta un banco di prova interessante ma ancora embrionale. Le tecnologie installate – sensori IoT, comunicazione veicolo-infrastruttura, gestione dinamica del traffico – sono coerenti con gli standard internazionali per la mobilità connessa. Tuttavia, la guida autonoma richiede un ecosistema più ampio: mappe HD costantemente aggiornate, ridondanza dei sistemi, interoperabilità con i software di bordo dei costruttori. In questo senso, piattaforme globali come Google Maps o i sistemi di navigazione TomTom offrono già oggi agli automobilisti informazioni su traffico, incidenti e percorsi alternativi, basandosi su una rete planetaria di utenti e dati in tempo reale. La Smart Road, invece, punta a un’integrazione più profonda con l’infrastruttura fisica, fornendo dati certificati e localizzati con precisione centimetrica, ma la sua efficacia dipenderà dalla diffusione di veicoli compatibili e dalla continuità del servizio.

Il confronto è inevitabile: Google e TomTom offrono un servizio immediato, universale e indipendente dall’infrastruttura locale; la Smart Road promette un livello superiore di interazione e sicurezza, ma solo se l’ecosistema tecnologico sarà adottato su larga scala. In prospettiva, i due mondi potrebbero convergere, con i dati delle smart road che alimentano le piattaforme globali e viceversa.

Resta la domanda finale: chi ne trae beneficio oggi? Gli automobilisti possono ricevere allerte più precise su incidenti, frane o condizioni meteo critiche, ma l’impatto reale sulla sicurezza e sulla fluidità del traffico dovrà essere misurato nel tempo. Gli operatori turistici e le amministrazioni locali vedono nella Smart Road un elemento di marketing territoriale e un laboratorio di innovazione. Per la guida autonoma, invece, la SS51 è un tassello di un puzzle ancora incompleto: un’infrastruttura pronta a dialogare con i veicoli del futuro, ma che dovrà dimostrare di saperlo fare con continuità, affidabilità e in sinergia con le tecnologie già presenti nelle tasche e nei cruscotti di milioni di utenti.

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