Nel contesto della gestione del territorio Dolomitico, la Provincia di Belluno occupa una posizione unica e distinta rispetto alle Province Autonome di Bolzano e Trento, pur essendo tutti membri della Fondazione Dolomiti UNESCO.  

A differenza delle province autonome, che godono di poteri speciali definiti da uno Statuto Speciale e sono considerate le “colonne portanti dell’autonomia” , la Provincia di Belluno è una provincia ordinaria che fa parte della Regione del Veneto. La sua governance è regolamentata da un proprio Statuto provinciale e dalla legge regionale che le riconosce e le assegna una serie di competenze specifiche, tra cui la gestione del demanio idrico.  

La gestione unificata delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è garantita dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, che ha l’obiettivo di “armonizzare le politiche di gestione” e di tutelare l’area. Questa Fondazione rappresenta un modello di governance collaborativa senza precedenti in Italia, poiché unisce enti amministrativi molto diversi, come Regioni a statuto speciale (Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige/Südtirol), Regioni ordinarie (Veneto) e Province ordinarie (Belluno) e a statuto speciale (Bolzano, Trento).  

La Provincia di Belluno ha un ruolo di rilievo all’interno di questo organismo, tanto che il suo Presidente è un membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione. La sua situazione giuridica e amministrativa, pur essendo diversa, non impedisce la partecipazione attiva nella gestione comune del patrimonio UNESCO, dimostrando un’efficace cooperazione interregionale e interprovinciale.

La Provincia di Belluno: Un Ritratto Multifattoriale tra Patrimonio, Identità e Futuro

La Provincia di Belluno si configura come un territorio di straordinario valore naturale e di profonda identità storica, plasmata dalle sue imponenti vette dolomitiche e da una secolare tradizione di emigrazione. Il riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio Naturale Mondiale UNESCO nel 2009 ha sancito il valore universale del suo paesaggio, basato su criteri estetici e geomorfologici eccezionali. Questo patrimonio è gestito attraverso una complessa governance a rete che armonizza le normative internazionali con le specificità locali.

Nonostante un solido tessuto economico, caratterizzato da un’industria manifatturiera e un settore turistico in ripresa che hanno portato a una crescita del reddito familiare, la provincia si trova ad affrontare una crisi demografica strutturale. I dati indicano un costante calo della popolazione residente e un preoccupante invecchiamento, con proiezioni che prevedono una significativa carenza di manodopera nei prossimi decenni. Questo paradosso, in cui la prosperità economica coesiste con un progressivo spopolamento, è il risultato della rarefazione dei servizi essenziali, dell’assenza di un’offerta formativa superiore e della cronica mancanza di opportunità che possano trattenere i giovani.

Il futuro della provincia dipenderà dalla sua capacità di trasformare i vantaggi competitivi in soluzioni strutturali. Eventi come le Olimpiadi Invernali del 2026 rappresentano un’opportunità senza precedenti per modernizzare le infrastrutture e aumentare la visibilità globale del territorio. Tuttavia, il successo a lungo termine di tali investimenti non potrà prescindere da politiche mirate a rafforzare il tessuto sociale e a creare le condizioni per una residenzialità sostenibile, convertendo il capitale economico e naturale in capitale umano e sociale.


La Provincia di Belluno, un Territorio di Contrasti e Valori Profondi

La Provincia di Belluno, incastonata nel cuore delle Alpi orientali è un crogiolo dove la forza della natura ha forgiato la storia, l’economia e l’identità dei suoi abitanti. Le sue cime maestose e le sue valli profonde non sono un mero scenario, ma l’elemento fondante di una realtà complessa e stratificata. Il presente rapporto si propone di analizzare in profondità questo territorio, sostenendo che la sua essenza risiede in un profondo paradosso: un patrimonio naturale di inestimabile valore e un’economia locale prospera convivono con un fenomeno di spopolamento e invecchiamento della popolazione tra i più gravi del Paese.

Per cogliere appieno questa dinamica, è necessario superare un’analisi superficiale e adottare un approccio integrato, che esamina le interconnessioni tra la sua geografia unica, le sue radici storiche, le sue dinamiche socio-economiche attuali e le strategie di governance messe in atto. Le conclusioni si basano su un’analisi incrociata di dati geografici, storici e statistici provenienti da fonti diversificate. Il futuro di Belluno dipenderà indubbiamente dalla sua capacità di affrontare e risolvere questa contraddizione, trasformando il suo eccezionale patrimonio in un volano per una prosperità duratura e inclusiva.


Il Patrimonio Geologico e Paesaggistico, Architrave del Territorio

1.1 Morfologia e Idrografia: L’Impronta del Piave e la Segmentazione del Territorio

Il paesaggio bellunese è definito in modo quasi assoluto dalla sua complessa morfologia, la cui spina dorsale è rappresentata dal fiume Piave. Questo corso d’acqua ha inciso profondamente il territorio, creando la vasta Valbelluna e una serie di valli laterali che suddividono la provincia in un mosaico di micro-regioni distintive, come il Cadore, l’Agordino e la Val di Zoldo.1 Questa frammentazione geografica non è un dettaglio secondario, ma una caratteristica che ha storicamente promosso una forte identità locale e, di conseguenza, un tessuto amministrativo e socio-economico molto segmentato.

L’analisi del paesaggio rivela una chiara stratificazione altitudinale che determina gli ecosistemi e le attività umane. Dalle fasce prealpine, con quote comprese tra 300 e 1600 metri, si osservano profonde gole fluviali e versanti ripidi, dominati da boschi di castagneti, carpini neri e faggi.3 Salendo alle fasce montane e altimontane (400-1900m), il paesaggio si fa più variegato, con la prevalenza di boschi di abete rosso e ampi pascoli. Infine, le fasce subalpine e alpine, che superano i 1900 metri, sono caratterizzate da praterie d’alta quota e da una vegetazione pioniera che si adatta a suoli a bassa differenziazione, come quelli presenti sulle Tofane, sul Civetta e sulla Marmolada.3 Questa segmentazione geografica, con valli profonde e spesso isolate, spiega la natura dell’economia bellunese, che non è concentrata in un unico polo produttivo, ma è “diffusa e resiliente”.4 La sua capillarità, un’eredità diretta della conformazione fisica del territorio, riduce il rischio di un fallimento sistemico, poiché la crisi di una singola area non compromette necessariamente l’intero sistema provinciale.

1.2 Il Patrimonio Dolomitico: La Bellezza Universale e la Strategia della Serialità

Il cuore del patrimonio naturale bellunese è rappresentato dalle Dolomiti, riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio Naturale Mondiale il 26 giugno 2009.5 Questo riconoscimento si basa su due criteri specifici per i beni naturali: il criterio (vii), che ne celebra la “bellezza naturale eccezionale e di importanza estetica,” e il criterio (viii), che le definisce “esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra”.7

Il dossier di candidatura, presentato nel biennio 2007-2009, ha avuto successo grazie all’adozione della “strategia della serialità”.7 Questo approccio ha permesso di dimostrare che i nove sistemi montuosi, pur essendo distinti e distribuiti su tre regioni e cinque province, costituiscono un “insieme” indivisibile, dove ogni singolo elemento è una “parte costitutiva insostituibile”.7 Tale metodologia ha trasformato la frammentazione amministrativa, che si estende su diverse province come Belluno, Trento e Bolzano, da potenziale debolezza in un punto di forza strategico. Ha inoltre permesso l’inclusione di sistemi che, pur non essendo geologicamente “integri” come altri, erano fondamentali per la narrazione complessiva, come nel caso della Marmolada.7

Nella provincia di Belluno ricadono interamente o parzialmente alcuni dei sistemi più significativi. Il sistema Pelmo e Croda da Lago, interamente bellunese, è dominato dal massiccio del Pelmo, noto localmente come il “Caregon del Padreterno”.8 La Marmolada, condivisa con il Trentino, è un massiccio di contrasti tra la sua base ondulata e le vette vertiginose.8 Inoltre, il territorio bellunese comprende vaste porzioni dei sistemi Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine e delle Dolomiti Settentrionali, che includono le Tofane e il Cristallo.8 La tutela di questi paesaggi è garantita da un quadro normativo sovraordinato, che include il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.5 Le aree protette coprono quasi il 95% della superficie dei nove sistemi UNESCO.5

Tabella 1: Sistemi Dolomitici UNESCO e Aree Protette in Provincia di Belluno

Sistema Dolomitico UNESCOUbicazione GeograficaAree Protette nel Territorio Bellunese
Pelmo e Croda da LagoProvincia di BellunoParco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo 9
MarmoladaProvince di Belluno e Trento
Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette FeltrineProvince di Belluno e TrentoParco Nazionale Dolomiti Bellunesi 5
Dolomiti SettentrionaliProvince di Belluno e BolzanoParco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo 5

Parte II: Storia, Emigrazione e Identità Culturale

2.1 Radici Storiche e Saperi Antichi

La storia della Provincia di Belluno è profondamente radicata nel suo passato, che ne ha plasmato l’identità e i mestieri. Le origini della città di Belluno risalgono al V secolo a.C., con insediamenti di popolazioni venetiche e celtiche. Il nome stesso, “Belodunum,” che significa “altura luminosa,” evoca la sua posizione geografica dominante e ne sottolinea il legame intrinseco con il territorio.10 Successivamente, Belluno divenne un importante municipio romano, e la sua struttura urbana, basata su quella del

castrum romano, rimase inalterata per secoli.11

Nel corso dei secoli, la vita quotidiana e le tradizioni della provincia sono state forgiate dall’antica cultura contadina di sussistenza. Le difficili condizioni climatiche e morfologiche hanno reso necessario un’agricoltura specializzata e resiliente. Ne sono testimonianza i prodotti tipici che ancora oggi rappresentano l’eccellenza del territorio: il Fagiolo di Lamon IGP, la Zucca Santa Bellunese, il miele delle Dolomiti Bellunesi DOP (con varietà rare come il miele di rododendro), e antiche varietà di mais come lo “sponcio,” che si è adattato perfettamente al clima montano.12 Questa tradizione contadina è la base di una cultura alimentare che si esprime in piatti come il

pastìn con la polenta.12

2.2 L’Epopea Migratoria, un Fenomeno Strutturale

L’emigrazione non è un evento episodico, ma un tratto distintivo e strutturale della storia bellunese, una risposta necessaria a una “già precaria economia di sussistenza” che non riusciva a sostenere la popolazione, specialmente in seguito ad avversità climatiche che compromettevano i raccolti.14 Questo fenomeno, con radici antiche, ha raggiunto il suo apice tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento.16 L’emigrazione non era un’anomalia, ma una “complementarità” essenziale al ciclo agricolo.15

I bellunesi si spostavano in Europa e nel mondo specializzandosi in mestieri specifici. Molti diventarono artigiani ambulanti, muratori, scalpellini o gelatieri, portando le loro competenze dalla montagna alle città e ai paesi stranieri, in particolare in Austria-Ungheria e Germania.15 Altri, in numero tragicamente elevato, trovarono impiego nelle miniere e nei cantieri per la costruzione di gallerie idroelettriche, in un’epopea che si estese fino al dopoguerra e che spesso si concluse con morti premature a causa di malattie polmonari come la silicosi.17

L’esperienza migratoria ha agito come un catalizzatore di competenze e motivazioni. I mestieri artigianali del passato, come la lavorazione del legno e del ferro, hanno gettato le basi per le attuali eccellenze economiche della provincia. La “civiltà del legno,” per esempio, che si esprime attraverso falegnamerie artigianali e scultori, è un’evoluzione diretta dei saperi antichi.19 Allo stesso modo, il distretto dell’occhialeria, con aziende moderne come Galvision e Tonet e Galvani, rappresenta l’eredità di una tradizione di artigianato e precisione che ha saputo industrializzarsi.20 Questo legame esplicito tra la povertà del passato e la specializzazione produttiva del presente dimostra come un fenomeno sociale complesso possa trasformarsi in un motore di sviluppo.

2.3 La Custodia della Memoria e la Rete Globale

La profonda esperienza migratoria ha dato origine a un’eredità di capitale sociale unica, consolidata da una rete globale di “bellunesi nel mondo.” Un evento tragico, la frana di Mattmark in Svizzera nel 1965, che costò la vita a numerosi minatori italiani, fu il catalizzatore che portò alla fondazione, nel 1966, dell’Associazione Bellunesi nel Mondo (ABM).22 L’obiettivo primario dell’associazione è quello di fornire “sostegno morale, culturale e professionale” ai conterranei emigrati.22

L’ABM opera oggi come un ponte tra il passato e il futuro, mantenendo viva l’identità culturale bellunese attraverso una vasta gamma di strumenti. La sua sede ospita il MiM – Museo Interattivo delle Migrazioni e la Biblioteca delle Migrazioni “Dino Buzzati”.17 Il MiM non è un luogo statico, ma uno spazio che esplora le migrazioni come una “esperienza che appartiene a tutti i popoli e a tutte le epoche,” trasformando una storia locale in una riflessione universale.17 L’associazione pubblica una rivista, gestisce una webradio, e ha creato una casa editrice per raccogliere e diffondere le testimonianze di vita degli emigrati, veri e propri “pionieri e angeli custodi” che, attraverso il lavoro, hanno cercato e conquistato una dignità sociale.16 Questa rete globale di famiglie e circoli, diffusa in tutto il mondo, rappresenta un potenziale strategico fondamentale, un serbatoio di “risorse” umane e professionali che, se correttamente canalizzate, potrebbero contribuire a contrastare il fenomeno opposto del “cervello in fuga” e a rimettere in circolo le competenze acquisite all’estero.25


Parte III: Le Sfide del Presente e le Strategie per il Futuro

3.1 Il Contesto Socio-Economico: Il Paradosso della Prosperità

La provincia di Belluno presenta un tessuto imprenditoriale notevole, con oltre 12.800 imprese attive, la maggior parte delle quali sono micro e piccole attività a conduzione familiare.4 Questo modello, definito “diffuso e resiliente,” garantisce una presenza economica capillare su tutto il territorio, anche nei comuni più periferici.4 Il turismo, un volano cruciale dell’economia, ha superato i livelli pre-pandemia, con oltre 4 milioni di presenze e una crescita significativa nell’Agordino e nel centro Cadore, che hanno compensato un lieve calo a Cortina.27 Inoltre, la ripresa del settore manifatturiero ha contribuito a una notevole crescita del reddito disponibile delle famiglie, posizionando Belluno al secondo posto in Italia per incremento tra il 2021 e il 2023.28

Nonostante questi dati economicamente positivi, il territorio nasconde una profonda fragilità strutturale. Un’analisi più approfondita rivela che l’elevato tasso di occupazione è in realtà il risultato di una diminuzione del numero di persone in età lavorativa.29 Il sistema economico, pur funzionando oggi, rischia una “desertificazione imprenditoriale” in futuro a causa della mancanza di manodopera, rendendo la crisi demografica una minaccia esistenziale per la sua tenuta.26

3.2 La Crisi Demografica: Un Declino Inesorabile

La realtà demografica della provincia è la manifestazione più evidente del suo paradosso. La popolazione residente è in calo costante dal 2008, scendendo sotto i 203.000 abitanti nel 2018.30 Se il saldo naturale è fortemente negativo, con un numero di morti superiore a quello delle nascite, il saldo migratorio è l’unico elemento che mitiga parzialmente questa flessione, soprattutto grazie all’immigrazione straniera.29

La provincia è la più “anziana” del Veneto, con una percentuale di ultraottantenni che è cresciuta del 14% dal 2014.32 La popolazione sopra i 65 anni ha superato il 35% del totale.26 Le proiezioni demografiche sono allarmanti, stimando una perdita di 7.500 abitanti entro il 2031 e un deficit di circa 23.000 lavoratori entro il 2040.26 Questo invecchiamento e calo demografico hanno conseguenze dirette sulla vita quotidiana, con la “rarefazione degli esercizi commerciali,” la chiusura di servizi essenziali (come farmacie, banche e scuole) e l’abbandono di frazioni montane, che aumenta il rischio di dissesto idrogeologico.29

Tabella 2: Bilancio Demografico Provinciale (2023) e Proiezioni Future

Indicatore DemograficoAnno 2023Proiezione Futura
Popolazione al 31 dicembre197.788192.200 entro il 2031 33
Saldo Naturale (Nati – Morti)-1.438 31
Saldo Migratorio (Iscritti – Cancellati)+1.121 31Necessario per contenere il declino 33
Perdita di Lavoratori-23.000 entro il 2040 26
Popolazione over 65 anniTendenza in crescita costante 30

3.3 La Gestione del Territorio: Governance a Rete e Regolamentazioni

La gestione del patrimonio bellunese è un esempio di governance a più livelli, dove le normative internazionali si integrano con le azioni locali. A seguito del riconoscimento UNESCO, nel 2010 è stata istituita la Fondazione Dolomiti UNESCO, un ente che ha il compito di garantire la conservazione e la valorizzazione del bene.37 La sua missione si basa sulla “gestione della rete,” un modello che mette a sistema le risorse umane e finanziarie e promuove la cooperazione tra le Regioni, le Province, i Parchi e le comunità locali.37 La strategia complessiva di gestione è stata elaborata dalla Fondazione per rispondere alle prescrizioni dell’UNESCO, con l’obiettivo di tutelare l’integrità del bene e promuovere un turismo sostenibile.37

Questo quadro si sovrappone a un complesso sistema normativo preesistente. L’area dolomitica è protetta da direttive europee (come le Direttive Uccelli e Habitat, che hanno istituito i siti della Rete Natura 2000), da leggi nazionali (la Legge quadro sulle aree protette, n. 394/91) e da specifici Piani e Regolamenti locali, come il Piano del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.5 Tali regolamenti stabiliscono in modo preciso le attività consentite, vietando ad esempio l’uso di veicoli a motore, il campeggio libero, la raccolta indiscriminata di flora e funghi (salvo restrizioni) e l’abbandono di rifiuti.44 La governance del patrimonio bellunese, pur complessa, bilancia la protezione globale con le specificità del territorio, garantendo che le attività umane siano compatibili con la conservazione dei suoi valori universali.

3.4 Progetti e Prospettive: Il Volano delle Olimpiadi e le Politiche Locali

Per contrastare il fenomeno del declino demografico, sono state avviate diverse iniziative. La provincia ha stanziato oltre 10 milioni di euro per la creazione di nuovi alloggi, riconoscendo che la “residenzialità non è più solo una questione urbanistica: è una sfida sociale, economica e demografica”.46 Sono stati aperti sportelli dedicati, come “Abitare in Agordino” e lo “SportHello” a Perarolo di Cadore, per fornire supporto su casa, lavoro e accesso ai servizi pubblici, specialmente a chi intende trasferirsi in vallata.47

In questo contesto, le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 rappresentano un’opportunità di sviluppo di grande rilievo. Oltre alla “visibilità globale” 49, l’evento è un catalizzatore per investimenti infrastrutturali che, secondo gli studi, porteranno grandi vantaggi economici.50 La riqualificazione della pista di bob “Eugenio Monti,” il restauro del trampolino olimpico di Cortina e il potenziamento delle stazioni ferroviarie di Belluno e Longarone sono interventi volti a migliorare la viabilità e la sicurezza stradale.50

Tuttavia, il successo a lungo termine di queste opere non è scontato. Un’analisi critica suggerisce che senza un piano olistico che affronti le cause profonde dello spopolamento — come la mancanza di servizi e di opportunità professionali per i giovani — il rischio è che le nuove infrastrutture facilitino solo l’accesso dei turisti, senza creare le condizioni per trattenere i residenti.29 La vera misura del successo dell’evento sarà quindi la sua capacità di generare benefici strutturali che possano attrarre e trattenere la popolazione, e non solo i visitatori.

Tabella 3: Settori Economici Chiave e Tradizioni Artigiane

Settore EconomicoDati SalientiConnessione con l’Eredità Storica
TurismoSuperati i 4 milioni di presenze, in crescita nell’Agordino e nel Cadore.27Le valli, storicamente frammentate, sono oggi poli turistici che supportano un’economia capillare e diversificata.4
OcchialeriaSettore di punta con aziende come Galvision e Tonet e Galvani.20Evoluzione del tradizionale artigianato di precisione e della manodopera specializzata che caratterizzava i mestieri dell’emigrazione.16
Artigianato del LegnoImportanti falegnamerie e scultori che tramandano la passione di generazione in generazione.19Eredità diretta dei mestieri dell’emigrazione e delle antiche tradizioni rurali e artigianali, basate sulla risorsa forestale locale.19

Conclusioni: Bilancio e Raccomandazioni Strategiche

L’analisi del territorio bellunese rivela un quadro di marcati contrasti. Da un lato, la provincia possiede un patrimonio naturale e una storia che ne fanno un luogo unico al mondo, con un’economia che, sebbene diffusa, dimostra una notevole resilienza e crescita. Questo successo economico, tuttavia, nasconde una profonda vulnerabilità strutturale: il progressivo e inesorabile spopolamento. L’invecchiamento della popolazione, il saldo naturale negativo e l’emigrazione giovanile minacciano la sostenibilità del sistema sociale ed economico a lungo termine.

Il futuro della provincia non può essere garantito dalla sola bellezza del suo paesaggio o dai successi economici a breve termine. La sua sopravvivenza dipenderà dalla capacità di integrare le politiche di conservazione del patrimonio con una visione di sviluppo sostenibile che ponga al centro il rafforzamento del tessuto sociale. Le politiche locali volte a incentivare la residenzialità e gli investimenti infrastrutturali legati a eventi di risonanza globale come le Olimpiadi sono passi nella giusta direzione. Tuttavia, affinché non si risolvano in benefici effimeri, è essenziale che queste azioni siano parte di un piano olistico e integrato, che affronti le cause profonde del declino demografico, dalla mancanza di servizi essenziali alla carenza di opportunità professionali. La rete della diaspora bellunese, un capitale sociale di inestimabile valore, potrebbe e dovrebbe essere parte attiva di questa soluzione, fungendo da ponte per il ritorno delle competenze e delle energie necessarie. Il futuro della Provincia di Belluno risiede non solo nella tutela delle sue montagne, ma nella sua capacità di far sì che la vita in esse rimanga una scelta sostenibile e attrattiva per le generazioni a venire.

Qui di seguito le aree geografiche della provincia di Belluno

Zoldano

Longarone

Alpago