Report sulla Presenza iperattiva nei Social Media
Il discorso online relativo alle Dolomiti non è una mera raccolta di tendenze turistiche o di luoghi iconici, ma un fenomeno strutturato e unificato da un argomento centrale: il Paradosso della Popolarità. Questo tema onnipresente rappresenta il conflitto intrinseco tra la fama globale delle Dolomiti, amplificata esponenzialmente dalla loro designazione a Patrimonio Mondiale UNESCO e dalla viralità dei social media, e la fragilità intrinseca del loro ecosistema e delle comunità locali. La conversazione digitale si manifesta come un campo di battaglia dove questa tensione si dispiega in tre aree principali: un sovraccarico sintomatico, una profonda scissione di valori tra gli stakeholder e l’emergere di una contro-narrativa che cerca soluzioni.
Il report identifica il sovraccarico sintomatico in punti di congestione specifici, alimentati dall’“effetto Instagram”, dove la corsa all’immagine ha ridotto l’esperienza del visitatore e ha aumentato la pressione ambientale. Al contempo, la discussione rivela una profonda scissione, con un dibattito acceso sulle responsabilità, che si articola tra chi imputa i problemi allo status UNESCO, chi individua la causa in una gestione politica miope e chi punta il dito contro i comportamenti di un certo tipo di visitatore. Infine, il report esplora la contro-narrativa emergente, che si manifesta nella valorizzazione di aree meno battute e in iniziative volte a rieducare il pubblico, spostando l’attenzione dal consumo di un luogo a un’esperienza autentica e rispettosa.
La comprensione di questo paradosso è fondamentale per le amministrazioni locali, gli enti di promozione turistica e le organizzazioni ambientali. Le Dolomiti si trovano a un punto di svolta: il discorso online non si limita a riflettere un problema, ma ne è diventato parte attiva, offrendo al contempo un’opportunità strategica per orientare il turismo verso un modello più resiliente, sostenibile e di alta qualità.
Il Denominatore Comune Digitale: Il Paradosso della Fama contro la Fragilità
Introduzione al Paradosso della Popolarità: Un Tema Unificante
Il discorso pubblico sulle Dolomiti è un fenomeno complesso che trascende la semplice promozione turistica. Un’analisi approfondita rivela che al di là dei singoli hashtag, dei luoghi specifici e delle attività stagionali, il vero denominatore comune che unisce il dialogo online è un conflitto fondamentale e non risolto: il Paradosso della Popolarità. Questo paradosso contrappone l’immagine monumentale e da “cartolina” delle Dolomiti, elevata a fama globale da piattaforme digitali e dalla designazione a Patrimonio Mondiale UNESCO, con la delicata e vissuta realtà dei suoi ecosistemi e delle sue comunità. La conversazione online non si limita a riflettere questa dinamica, ma ne è un’espressione diretta e spesso emotiva, una sorta di dibattito collettivo sulle conseguenze non intenzionali della fama.
La designazione delle Dolomiti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO, sebbene sia un prestigioso marchio di distinzione, è diventata un punto centrale di questa contesa. Secondo alcune voci critiche, questo riconoscimento avrebbe favorito un effetto perverso, accelerando un “assalto turistico” e snaturando le montagne da luoghi da vivere in semplici “cartoline” da consumare rapidamente. Tale prospettiva evidenzia come la notorietà superficiale, figlia di una “politica di promozione del territorio miope e poco lungimirante”, possa generare un flusso di visitatori disorganizzato e orientato più alla condivisione immediata dell’immagine che alla scoperta autentica del patrimonio. La discussione su questo tema mostra che il marchio UNESCO è percepito non solo come uno strumento di promozione, ma come una potenziale fonte del problema che avrebbe dovuto contribuire a prevenire. La dicotomia tra la gloria del riconoscimento e le sfide concrete sul campo è il cuore del paradosso che definisce il dialogo digitale.
La Metodologia di Analisi: Deconstruzione del Discorso Digitale
La presente analisi va oltre le metriche superficiali dei social media per cogliere le narrazioni più profonde che animano il dibattito. Il metodo adottato consiste in una sintesi di dati qualitativi provenienti da una vasta gamma di fonti online: articoli di stampa, comunicati ufficiali, discussioni su forum e, naturalmente, i commenti e le menzioni sui social network. L’obiettivo non è semplicemente quantificare quali argomenti sono più discussi, ma comprendere le ragioni intrinseche, le dinamiche emotive e i valori che guidano queste conversazioni.
L’approccio metodologico ha permesso di identificare i sintomi più evidenti del problema, come il sovraccarico di visitatori in determinate località , per poi approfondire la diagnosi delle cause sottostanti e delle posizioni degli stakeholder. L’esame delle discussioni su forum specifici e dei report giornalistici ha fornito il contesto necessario per inquadrare la problematica. Attraverso questa analisi incrociata, è possibile tracciare un quadro completo del dibattito, distinguendo tra ciò che è visibile (le code, le foto) e ciò che è meno evidente (la scissione tra valori, le diverse percezioni del ruolo della montagna) e fornendo una visione d’insieme del Paradosso della Popolarità.
Il Paesaggio Problematico: Sintomi dell’Overturismo
L’Effetto ‘Instagrammabile’ e i Punti di Congestione
La manifestazione più visibile e sintomatica del Paradosso della Popolarità è il fenomeno dell’overturismo che affligge specifiche località dall’alto impatto visivo. Questi luoghi, descritti come “social-topos” , sono diventati calamite digitali che attirano un numero sproporzionato di visitatori, creando una tangibile sensazione di sovraccarico. Il Lago di Braies, ad esempio, è spesso citato come uno dei luoghi più “instagrammabili” e un simbolo di questo problema. Le sue acque color smeraldo, le caratteristiche barche a remi e lo scenario montano lo rendono un set perfetto per le foto. Il suo successo è stato ulteriormente amplificato dalla serie televisiva “Un passo dal cielo”, che ha contribuito a renderlo famoso.
Le Tre Cime di Lavaredo, un’icona mondiale dell’alpinismo, sono un altro esempio emblematico. La zona registra picchi di affluenza superiori a 14.000 persone al giorno , superando di gran lunga la capacità di carico naturale stimata tra 2.700 e 3.000 persone al giorno se considerata un parco naturale. Questa pressione ha portato a una valutazione in calo della qualità dell’esperienza di visita, soprattutto nelle giornate di sovraffollamento. Anche la Seceda è una “famigerata cresta” che, al pari di altri luoghi, ha visto un’impennata di visitatori, spinti anche dalla visibilità globale data da campagne pubblicitarie di grandi aziende tecnologiche. Infine, il Piz Boè è diventato un’altra espressione fisica del dibattito, con l’apparizione di scritte “Stop Overtourism” lungo i suoi sentieri.
Questa dinamica segue una catena causale ben precisa. Una singola immagine esteticamente perfetta, come quella del Lago di Braies con le sue palafitte e barche , viene condivisa su piattaforme come Instagram. L’algoritmo di queste piattaforme ne amplifica la visibilità non in base a una storia o un valore culturale, ma in virtù della sua efficacia come sfondo per i “selfie” e del suo potenziale di viralità. Questo porta a un flusso di turisti “mordi e fuggi” , che si preoccupano più della “condivisione immediata dell’immagine che della scoperta autentica del patrimonio”. Questa pressione si traduce in congestione fisica, degrado dell’esperienza e, infine, in un’ondata di commenti negativi e dibattiti online, che a loro volta alimentano il ciclo, creando un circolo vizioso che si autoalimenta.
La Dicotomia Comportamentale e Stagionale
Il dibattito sull’overturismo e il Paradosso della Popolarità non si manifesta in modo uniforme durante tutto l’anno. Le narrazioni online cambiano significativamente tra la stagione estiva e quella invernale, riflettendo modelli di turismo e comportamenti dei visitatori molto diversi.
Estivo: In estate, la discussione è dominata da attività all’aria aperta come l’escursionismo, l’arrampicata e le vie ferrate. Il dibattito in questo periodo si concentra sulla preparazione dei visitatori, con lamentele riguardo a persone impreparate o incoscienti dei pericoli della montagna. Un altro punto di forte frizione è l’uso di funivie e seggiovie, percepite come strumenti che “democratizzano” l’accesso, ma a un costo morale e ambientale significativo. Il problema estivo è un fenomeno “organico”, guidato dalla diffusione virale di contenuti che spingono un flusso concentrato verso attrazioni naturali, spesso con l’unico scopo di ottenere una foto.
Invernale: Al contrario, la conversazione in inverno si focalizza sul turismo sportivo, con parole chiave come “sci,” “snowboard” e “ciaspolata”. La natura del problema è più “ingegnerizzata” e legata all’infrastruttura. L’attenzione si sposta sulle applicazioni digitali per sciatori, come quella di Dolomiti Superski , che offrono servizi di tracciamento delle performance, navigazione e gamification. Sebbene le code agli impianti possano essere argomento di discussione, il dibattito online riguarda più l’efficienza e la capacità del sistema che non una crisi esistenziale della montagna.
Questa distinzione è cruciale. Mentre il problema estivo scaturisce da un’affluenza disordinata e guidata dall’immagine, il problema invernale è il corollario di un sistema commerciale ben gestito ma potenzialmente saturo. La soluzione per un modello richiede un approccio alla comunicazione che influenzi il comportamento e la cultura del visitatore, mentre per l’altro necessita di un’analisi più tecnica della capacità infrastrutturale e della gestione dei flussi.
Località
Problematica Principale
Dati/Fonte
Note sull’Impatto Sociale/Ambientale
Lago di Braies
Parcheggio, code, degrado della qualità dell’esperienza.
Popolarità amplificata da una serie TV (“Un passo dal cielo”). Il paragone con la Costiera Amalfitana o le Cinque Terre ne sottolinea la gravità.
Tre Cime di Lavaredo
Afflusso eccessivo (picchi di 14.000 visitatori/giorno).
L’affluenza supera la capacità di carico (2.700-3.000 persone/giorno). In discussione la gestione degli accessi e l’introduzione di un sistema di prenotazione.
Seceda
Viralità attraverso i social media e l’uso in pubblicità.
Simbolo del turismo orientato unicamente al “selfie”. Il discorso online critica la superficialità di questo approccio.
Piz Boè
Proteste visibili contro l’overturismo.
L’apparizione di scritte “Stop Overtourism” testimonia la tensione e la frustrazione dei residenti o dei frequentatori abituali.
Rifugi “snob”
Standardizzazione e mercificazione dell’esperienza montana.
Critiche a rifugi che offrono “mini-porzioni di alta cucina” a prezzi elevati, percepiti come incoerenti con la cultura alpina.
Tabella 1: Analisi delle Conversazioni sull’Overturismo per Località
Il Dibattito sulle Responsabilità: Un’Analisi Multi-Stakeholder
La Controversia sullo Status UNESCO
Il Paradosso della Popolarità ha alimentato un acceso dibattito su chi sia il responsabile del problema. L’argomentazione più provocatoria è stata avanzata da un comitato locale, che ha suggerito di “rinunciare al Dolomiti Unesco”. I sostenitori di questa tesi sostengono che il riconoscimento, anziché favorire la tutela, abbia creato una “notorietà superficiale” e un turismo “mordi e fuggi”. Essi argomentano che le Dolomiti sono state “massacrate” non dall’UNESCO, ma da politiche locali inadeguate e da una visione obsoleta del turismo di montagna, che ha fallito nel gestire l’afflusso di visitatori.
D’altra parte, le reazioni a questa posizione sono state immediate e veementi. La Fondazione Dolomiti UNESCO e diversi amministratori locali respingono l’idea, sottolineando il valore intrinseco del marchio e la sua importanza per la tutela del patrimonio. Il dibattito, in questa prospettiva, non riguarda il marchio in sé, ma piuttosto una scissione più profonda sulle politiche di gestione dei flussi turistici. Anche il Club Alpino Italiano (CAI) concorda sul fatto che, sebbene il marchio UNESCO abbia aumentato la notorietà e l’afflusso, la soluzione non è rimuoverlo ma lavorare per una comunicazione più mirata e una gestione più efficace.
L’intera polemica sullo status UNESCO delle Dolomiti funge da catalizzatore per un conflitto ben più profondo, che riguarda la governance locale. La discussione, infatti, non è inerente al valore del marchio, ma al fallimento delle amministrazioni regionali e provinciali nel tradurre il successo in una strategia coordinata e sostenibile. La vera problematica non è la fama in sé, ma l’incapacità di dotare la regione di infrastrutture adeguate, come parcheggi efficienti o impianti di risalita a capacità sufficiente , e di attuare politiche lungimiranti. In questo senso, la proposta di rinuncia all’UNESCO è un modo provocatorio per sollevare la questione della responsabilità e della mancanza di una visione unificata che possa gestire le sfide poste da un turismo in crescita.
Il Ruolo delle ‘Masse’ Digitali: Influencer, Fotografi e la ‘Persona’ del Turista
Il dialogo online rivela anche una forte dicotomia tra diversi tipi di visitatori, una narrativa del “noi contro loro” che divide il pubblico. Da una parte, viene descritta la “persona del turista” come qualcuno che si affida agli impianti di risalita , cerca rifugi “snob” che offrono “mini-porzioni di alta cucina” e percepisce la montagna come un semplice “set” per una foto. Questo tipo di visitatore è spesso criticato per essere impreparato e per non comprendere i pericoli dell’ambiente montano.
Dall’altra parte, i forum e le conversazioni dei “veri alpinisti” promuovono una “persona del montanaro,” che crede nel guadagnare l’esperienza attraverso lo sforzo fisico. Questo individuo è descritto come qualcuno che cammina, rispetta i pericoli della montagna e apprezza l’autenticità. Il dibattito sulla “giusta” via per vivere la montagna è un tema ricorrente e talvolta aggressivo.
Questa scissione va oltre il semplice comportamento; essa rappresenta una vera e propria “economia morale” del turismo di montagna. Le discussioni online suggeriscono che il valore intrinseco della montagna non sia commerciale, ma legato alla fatica, alla preparazione e al rispetto. La funivia, in questo contesto, diventa un simbolo di questa divisione morale, poiché permette di aggirare il “prezzo” dell’esperienza, ovvero lo sforzo fisico e la conoscenza. Questa dinamica morale spiega il tono emotivo, talvolta aspro, dei commenti online e dimostra come il Paradosso della Popolarità non sia solo una questione di numeri, ma un conflitto di valori profondi che si riflette nel modo in cui le persone percepiscono e interagiscono con l’ambiente montano.
Stakeholder
Posizione Principale
Soluzioni Proposte
Fonte di Informazione
Fondazione Dolomiti UNESCO
Promuove la tutela del bene UNESCO e la gestione dei flussi.
Studio dei big data per determinare la capacità di carico, collaborazione interregionale, educazione e sensibilizzazione.
CAI (Club Alpino Italiano)
Sostiene la necessità di una nuova cultura del turismo e della montagna.
L’alpinismo a piedi, limitazione degli accessi, numero chiuso, promozione di aree meno note.
Comitato Salvaguardia Passi Dolomitici
Pone l’attenzione sulle problematiche legate all’eccesso di turismo.
Provocatoriamente propone la rinuncia al marchio UNESCO per stimolare il dibattito.
Amministratori Locali/Enti
Affrontano il problema con politiche concrete.
Regolamentazione degli accessi e dei parcheggi (es. Tre Cime), sviluppo di un turismo di qualità.
Commentatori/Utenti Online
Dibattito tra “montanari” e “turisti”.
Spostarsi verso aree meno note, critica verso la “mercificazione” della montagna, regolamentazione degli accessi tramite funivie e parcheggi.
Tabella 2: Posizioni degli Stakeholder sul Turismo Sostenibile e l’UNESCO
L’Emergere di una Contro-Narrativa: La Ricerca delle Dolomiti “Autentiche”
Oltre la Folla: La Valorizzazione delle Aree Meno Note
Una potente contro-narrativa al problema dell’overturismo sta emergendo online, spinta dalla frustrazione per la congestione e la banalizzazione dei luoghi iconici. Questa narrazione si concentra sulla valorizzazione di aree meno conosciute come rifugio per un’esperienza più autentica e tranquilla. Articoli e post di blog promuovono attivamente le Dolomiti Agordine e il Lagorai , sottolineando che in queste zone “l’overturismo non esiste” e che è ancora possibile camminare tra boschi e rifugi in solitudine o in compagnia di pochi altri. La bellezza intrinseca di questi luoghi è presentata come un valore aggiunto, ma è l’assenza di folla il vero punto di forza.
Questa tendenza non è solo una lamentela, ma una forza creativa che sta generando un nuovo valore sul mercato turistico. Il sentimento negativo nei confronti dei punti di congestione sta creando una domanda per la pace e la solitudine. Questo capovolgimento di prospettiva permette agli enti di promozione di costruire una nuova identità per il brand Dolomiti, che valorizzi l’autenticità e la tranquillità. La ricerca online si sposta dall’icona alla sua antitesi, offrendo una soluzione pratica e scalabile per ridistribuire i flussi turistici e soddisfare un segmento di mercato che desidera un’esperienza più genuina e meno standardizzata.
Spostare la Percezione: Dal “Consumo” all’”Esperienza”
Oltre a una nuova focalizzazione geografica, il dibattito online spinge verso un diverso tipo di interazione con la montagna. Campagne di comunicazione strategiche come “Respect the Dolomites” e gli hashtag #DolomitesMuseum, #sportsculture, #differentimes e #DolomitesChange sono esempi concreti di un’azione coordinata per modellare il comportamento dei visitatori. La Fondazione Dolomiti UNESCO, in particolare, sta producendo contenuti che raccontano la storia, la geologia e la cultura della regione, andando oltre la semplice esaltazione del paesaggio. L’obiettivo è instillare una “cultura rinnovata della montagna”.
Questo cambiamento strategico nella comunicazione è un esempio di “nudging” digitale. Invece di limitarsi a imporre restrizioni, si utilizzano gli strumenti digitali per educare i visitatori e promuovere un “turismo più responsabile e qualitativamente migliore”. Fornendo informazioni sulla sicurezza, sull’ambiente e sulla cultura locale , e persino integrando elementi di gamification nelle app turistiche , queste iniziative cercano di co-creare una nuova cultura del visitatore, che sia più consapevole, rispettosa e profondamente connessa al territorio. Questa strategia dimostra che le piattaforme digitali, pur essendo parte del problema, possono essere impiegate per veicolare messaggi educativi e orientare i comportamenti verso un modello di sostenibilità.
Soluzioni Proposte e Risposte Strategiche
La Governance dei Flussi: Strategie e Regolamentazione Basate sui Dati
Il dibattito online ha catalizzato l’azione concreta, portando a un approccio più proattivo nella gestione del turismo. La Fondazione Dolomiti UNESCO, in collaborazione con altri enti, sta utilizzando i “big data” per studiare i flussi turistici e determinare la capacità di carico dei luoghi più affollati. Lo studio ha rivelato, ad esempio, che il Lago di Tovel e le Tre Cime di Lavaredo superano ampiamente il numero di visitatori giornalieri sostenibile. Questi dati scientifici rappresentano una base fondamentale per i decisori politici, consentendo loro di passare da un approccio reattivo a uno proattivo.
In risposta a queste evidenze, stanno emergendo misure di regolamentazione specifiche. Esempi includono la prenotazione obbligatoria dei parcheggi alle Tre Cime e le discussioni sull’introduzione di un “numero chiuso” in altre aree sensibili. Il dibattito online include anche un’analisi critica delle infrastrutture esistenti: alcuni sostengono che la capacità limitata di funivie e impianti di risalita esacerbi le code e la congestione , mentre altri promuovono soluzioni di trasporto sostenibile, come navette elettriche, per ridurre il traffico veicolare privato. Il problema, dunque, non è visto solo come un eccesso di domanda, ma anche come un’inadeguatezza dell’offerta infrastrutturale.
La Comunicazione come Strumento Educativo
Un consenso chiave emerso dal discorso online è che la comunicazione deve diventare un pilastro centrale della soluzione. La Fondazione Dolomiti UNESCO, ad esempio, ha istituito linee guida per influencer e creatori di contenuti, con l’obiettivo di orientarli a promuovere non solo i luoghi “belli”, ma anche quelli “interessanti”. L’intento è sfruttare la potenza dei social media per il bene comune, invece di limitarsi a criticarne il ruolo problematico.
L’auspicio è che la comunicazione nel contesto montano possa diventare uno strumento educativo per la “conoscenza e il rispetto dei propri limiti e di quelli del contesto ambientale”. Questo approccio strategico mira a re-ingaggiare i visitatori, non come consumatori passivi di un’immagine, ma come attori consapevoli e responsabili. La sinergia tra enti, associazioni come il CAI e il mondo digitale è vista come l’unica via per un futuro del turismo nelle Dolomiti che sia sostenibile e di qualità.
Il Paradosso della Popolarità è, in definitiva, il denominatore comune che unisce il discorso online sulle Dolomiti. Questo conflitto intrinseco tra la loro fama globale e la loro fragilità ecologica e sociale ha generato un dibattito profondo e talvolta aspro. Le conversazioni online non si limitano a riflettere i sintomi, come l’overturismo ai laghi e alle cime più celebri, ma rivelano una scissione di valori tra gli stakeholder e il pubblico. Tuttavia, in questo stesso spazio digitale si sta formando una contro-narrativa che offre soluzioni pratiche e una nuova visione per il futuro del turismo montano.
Alla luce di questa analisi, si propongono le seguenti raccomandazioni strategiche:
- Riorientare il Brand dalle “Cime Iconiche” ai “Valori Fondamentali”: Avviare una campagna di comunicazione multi-piattaforma che ridimensioni la promozione dei luoghi più sovraffollati. Invece, il brand Dolomiti dovrebbe essere definito dai suoi valori di sostenibilità, autenticità e rispetto. Questo approccio non solo gestisce la pressione sui siti più noti, ma apre anche nuove opportunità di promozione per le aree meno conosciute.
- Istituire un Organismo di Governance Digitale Collaborativa: La frammentazione della governance locale è un problema ricorrente nel dibattito. È essenziale creare un “osservatorio” o un comitato di coordinamento che riunisca rappresentanti di tutte le province coinvolte, della Fondazione UNESCO e di altre organizzazioni chiave come il CAI. L’organismo dovrebbe coordinare le politiche basate sui dati e le campagne di comunicazione, garantendo una voce unica e una strategia interregionale coesa.
- Sfruttare gli Strumenti Digitali per il Cambiamento Comportamentale: Le app mobili e i canali social non devono essere solo strumenti di promozione. Si raccomanda di sviluppare applicazioni che utilizzino dati in tempo reale per guidare i visitatori verso percorsi meno affollati, offrire informazioni su sicurezza e rispetto ambientale e integrare elementi di gamification per premiare i comportamenti responsabili. L’obiettivo è trasformare il turista da spettatore passivo a partecipante consapevole.
- Investire in Infrastrutture e Esperienze Sostenibili: I ricavi derivanti da accessi regolamentati o da sistemi di prenotazione dovrebbero essere reinvestiti nello sviluppo di trasporti pubblici ad alta efficienza e di centri di mobilità che riducano la dipendenza dai veicoli privati. L’obiettivo a lungo termine è la transizione da un modello di turismo ad alto volume e bassa qualità a uno a basso volume e alto valore, garantendo la conservazione e la valorizzazione delle Dolomiti per le generazioni future.
Bibliografia
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