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Il 29 settembre, giorno di San Michele Arcangelo è una particolare ricorrenza, vera e propria cerniera temporale nel cuore delle Alpi. Nelle comunità rurali, questa data è da secoli riconosciuta come il “Capodanno d’autunno” , segnando il passaggio definitivo dalla stagione estiva a quella fredda e culminando nel rientro del bestiame dagli alpeggi. Per i pastori e i contadini, è il momento di tirare le somme sulla stagione dei pascoli e di chiudere affari, rendendo la festa storicamente cruciale per la regolamentazione di contratti di affitto e saldature di debiti.

L’Arcangelo Custode della Transumanza

La devozione a San Michele, l’angelo guerriero destinato a guidare le anime e protettore lungo le vie di comunicazione, si diffuse in Europa grazie ai Longobardi a partire dal VII secolo. Adottando l’Arcangelo e assimilandolo al loro antico dio della guerra, Wodan, ne fecero il custode dei percorsi di migrazione. Non è un caso che molti santuari a lui dedicati siano stati edificati in posizioni sopraelevate, “tra la terra e il cielo”, lungo gli assi sacri che collegavano punti nevralgici, dalla Sacra di San Michele in Piemonte al Monte Gargano in Puglia. Nelle Alpi, questa figura divenne il protettore invocato dai malghesi per l’incolumità del bestiame durante i pericolosi spostamenti stagionali.

Il rito di rientro, che si articola spesso in due momenti (l’8 maggio per la partenza verso l’alpeggio e il 29 settembre per il ritorno), garantiva una protezione continua sul ciclo pastorale di sei mesi.

Le Dolomiti: Tra Desmontegada e Almabtrieb

Nelle valli dolomitiche, la festa assume nomi e sfumature diverse che riflettono la doppia anima culturale della regione.

In Trentino e nel Bellunese, si celebra la Desmontegada (o Desmonteghea), un’espressione gioiosa della ruralità e del mondo zootecnico che permette di riscoprire antichi saperi e sapori. Manifestazioni come la Desmontegar Feast in Val di Primiero o in Val di Sole durano giorni, culminando nella tradizionale sfilata delle mandrie adornate con nastri e fiori. Nelle Prealpi Venete, la Fiera di San Michél a San Zeno di Montagna, sul Monte Baldo, mantiene un forte accento sulla valutazione del pascolo e dei formaggi, con un’offerta gastronomica rustica e robusta, ideale per preparare la dispensa invernale. Il termine Desmontegada, con le sue radici romanze, sottolinea spesso il ruolo centrale delle fiere e dei mercati che accompagnano il rientro.

In Alto Adige (Südtirol), l’influenza culturale tirolese è evidente nella denominazione Almabtrieb, che si svolge tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Questo rito è un evento di grande folclore e profonda devozione: le mandrie, magnificamente decorate con ghirlande floreali, sfilano per il paese guidate da contadini in abiti tradizionali. Le decorazioni più elaborate sono riservate alle mandrie che hanno completato la stagione senza perdite significative, trasformando la parata in un vero e proprio rito di ringraziamento.

L’Alto Adige collega inoltre l’Almabtrieb con un’altra tradizione autunnale: il Törggelen. Questa festa enogastronomica, tipica delle zone vinicole come la Valle d’Isarco , celebra la vendemmia e il mosto. L’usanza di passeggiare di maso in maso per assaggiare il vino nuovo, accompagnato da castagne arrosto, Speck e Strauben (frittelle) , crea una sinergia culturale unica, dove la chiusura del ciclo pastorale si fonde con l’apertura del ciclo agricolo di fondovalle.

Affinità Trans-Alpine: Un Rito Condiviso

La funzione di San Michele come marcatore del calendario pastorale è universale lungo l’arco alpino, pur cambiando di nome. In Lombardia, la festa si celebra con varianti come Al dì de la Bronza in Valdidentro, che combina il corteo del bestiame con la rievocazione di antichi mestieri. Nelle Prealpi Venete, in Lessinia, la rievocazione del “descargar montagna” coincide con il 29 settembre , riaffermando la centralità di questa data come spartiacque culturale.

Anche fuori dall’Italia, nel Tirolo austriaco, l’Almabtrieb è una tradizione consolidata, spesso accompagnata da processioni di massa e varianti locali, come la Schafschoad (ritorno e tosatura delle pecore) che si adatta alla composizione zootecnica primaria della regione, in particolare nell’Oberland tirolese.

È significativo notare come, mentre nelle Alpi il 29 settembre segna la conclusione del ciclo estivo e il rientro, negli Appennini, in regioni come l’Abruzzo, la stessa data segnava tradizionalmente l’inizio della transumanza a lunga distanza verso i pascoli invernali. Questa coerenza etnografica, erede dell’espansione longobarda, conferma la vasta portata dell’Arcangelo come protettore del movimento pastorale sull’intera penisola.

In definitiva, le feste di San Michele, con le loro differenze di nome e folclore, sono un patrimonio culturale condiviso. Esse celebrano la vittoria sulla natura ostile e riaffermano la saggezza del ciclo del pascolo, preservando la memoria storica e l’identità alpina in un affascinante intreccio di fede, economia e folklore.

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