Dolomiti UNESCO: L’Urgenza della Sostenibilità Stretta tra Allerta Climatica e Stallo Amministrativo
L’estate appena trascorsa ha messo in luce una dialettica cruciale per il futuro delle Dolomiti Patrimonio Mondiale: l’accelerazione delle sfide sistemiche (dal maltempo ai grandi carnivori) contro una persistente inerzia politica nel definire protocolli interregionali unitari. La salvaguardia dell’Eccezionale Valore Universale (OUV) richiede ora un’azione corale che trascenda i confini amministrativi.
Il Bene seriale Dolomiti, esteso su cinque province e tre regioni, è per sua natura un ecosistema interdipendente.1 L’analisi degli eventi recenti conferma che i problemi non rispettano le giurisdizioni provinciali: né l’acqua, né il lupo, né i flussi turistici si fermano ai confini tra Belluno, Trentino o Alto Adige. È tempo che la governance si allinei alla realtà fisica del massiccio, abbracciando pienamente la filosofia di
Conservazione Attiva promossa dall’UNESCO.1
1. Il Rischio Climatico Polarizzato: Dalla Siccità all’Allerta Arancione
L’attenzione mediatica della settimana si è concentrata sulla vulnerabilità idrogeologica acuta, tema dominante delle estati montane. La Protezione Civile del Veneto ha dovuto attivare un’allerta di preallarme (Codice Arancione) per rischio idrogeologico sulla zona dolomitica 2, mobilitando oltre 200 volontari.4 Anche le altre regioni dolomitiche non sono state esenti, come Alto Adige e Friuli.
Questa risposta emergenziale, pur necessaria, si inserisce nel quadro di una ben più grave vulnerabilità idrica cronica. Solo pochi mesi fa, la riserva d’acqua derivabile dalla neve (SWE) sulle Alpi era in deficit del 63% rispetto alle medie storiche 5, scatenando un conflitto strutturale sulla gestione dell’acqua tra il Veneto (che chiede l’apertura dei bacini per l’irrigazione) e le Province di Trento e Bolzano (che tutelano le esigenze idroelettriche).6
Questa risposta emergenziale si inserisce nel quadro di una ben più grave vulnerabilità idrica cronica. Solo pochi mesi fa, la riserva d’acqua derivabile dalla neve (SWE) sulle Alpi era in deficit del 63% rispetto alle medie storiche 5, scatenando un conflitto strutturale sulla gestione dell’acqua tra il Veneto (che chiede l’apertura dei bacini per l’irrigazione) e le Province di Trento e Bolzano (che tutelano le esigenze idroelettriche).6
La polarizzazione degli eventi — dal deficit alla crisi di eccesso — impone a Veneto, Trentino e Alto Adige di superare l’approccio giurisdizionale. È imprescindibile l’adozione di un Protocollo Interregionale di Gestione Integrata del Rischio (PIGIR) che definisca priorità strategiche per la sicurezza ecosistemica e civile rispetto ai meri interessi energetici provinciali.6
2. La Paralisi sulla Mobilità: Il “Senso del Limite” Bloccato
Il fronte più critico per la credibilità UNESCO resta la gestione dell’eccessiva pressione antropica sui passi. La richiesta di estendere le limitazioni di traffico sui passi Sella e Gardena fino a ottobre 2025, avanzata in Alto Adige, è stata respinta dal Consiglio Provinciale.7
Il motivo principale addotto è la presenza di “difficoltà giuridiche e amministrative” 7 dovute al fatto che le strade intersecano i confini provinciali e persino nazionali, rendendo complessa l’applicazione uniforme delle Zone a Traffico Limitato (ZTL).
Questa inerzia politica ostacola un’azione di salvaguardia cruciale. Gli operatori e gli ambientalisti concordano sul fatto che ogni limitazione al traffico privato, per essere sostenibile economicamente, deve essere affiancata da un potenziamento strutturale della rete dei mezzi pubblici interregionali.8 Senza la certezza delle restrizioni, l’investimento nel trasporto alternativo non decolla, perpetuando un circolo vizioso che compromette l’integrità del Bene UNESCO. Serve un
Piano Integrato della Mobilità (PIM) condiviso tra Trentino, Alto Adige e Veneto, che faccia leva sull’accesso sostenibile (ad esempio, l’uso del treno) come strumento di competitività internazionale.9
3. Grandi Carnivori: Disarmonia di Confine
Anche la gestione della fauna selvatica, in particolare lupi e orsi, rivela una preoccupante discontinuità nella governance in rete.
In Trentino, il 3 ottobre, il Presidente Fugatti ha espresso forte preoccupazione per i casi di lupi “confidenti e aggressivi” in Valsugana, un’area che ha registrato il 37% delle predazioni nel 2025.10 L’approccio trentino è orientato all’urgenza del prelievo in risposta alla pressione sociale. In netto contrasto, l’Alto Adige si focalizza principalmente sul
monitoraggio e la mappatura della presenza (come l’avvistamento di lupi in Val Gardena a settembre 2025).12
Questa disparità di protocolli di intervento per specie che si muovono liberamente sul massiccio 13 mina la coerenza della strategia di coesistenza uomo-fauna e la credibilità internazionale della Conservazione Attiva.1 È fondamentale l’armonizzazione dei protocolli faunistici tra le Province Autonome per garantire coerenza e trasparenza alla comunità montana.
4. La Leva del Futuro: Cultura e Sensibilizzazione Giovanile
Nonostante le criticità, l’area della cultura e della formazione rappresenta l’elemento di maggiore coesione strategica. L’investimento nella sensibilizzazione delle nuove generazioni è visto come la chiave per il futuro: i campi di volontariato estivo e le iniziative educative mirano a rendere i giovani “protagonisti del domani” nella cura del territorio e nella diffusione del “giusto approccio per un territorio protetto”.14
Questo sforzo è esplicitamente legato all’imminente appuntamento delle Olimpiadi Invernali, percepite come “l’occasione giusta per guidare un certo tipo di sviluppo”.14 Inoltre, iniziative virtuose, come i workshop promossi in Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO per analizzare i Servizi Ecosistemici e rafforzare il networking tra aziende (cibo/paesaggio/produzione), dimostrano che la Conservazione Attiva è concretamente realizzabile.15
Una Road Map Ineludibile
Per onorare l’impegno UNESCO e trasformare le Olimpiadi in un’opportunità di crescita sostenibile e non in un rischio di overtourism, le Dolomiti devono superare l’inerzia amministrativa. L’azione corale non è più un optional, ma la premessa per la sopravvivenza dell’OUV. L’immediata definizione di un PIGIR, l’attuazione di un PIM congiunto e l’armonizzazione dei protocolli faunistici sono i tre pilastri su cui si gioca la credibilità e il futuro ecosistemico del Patrimonio Mondiale.




