Santo Stefano di Cadore è un luogo che non si dimentica. È il primo respiro d’aria pura dopo una lunga salita, è il silenzio che parla tra le vette, è la voce di una comunità che ha imparato a resistere.

Situato a 908 metri di altitudine, nel cuore del Comelico, all’estremo nord del Cadore, Santo Stefano di Cadore conta oggi circa 2.307 abitanti. È il centro principale della vallata, dove il fiume Piave e il torrente Padola si incontrano come due vene che alimentano un cuore antico.

Geograficamente, il paese è incastonato tra le Alpi Carniche e le Dolomiti Orientali, circondato da cime imponenti come il Monte Brentoni, il Gruppo delle Terze, il Monte Col e il Monte Zovo. La Val Visdende, che si estende nel suo territorio, è un angolo di paradiso incontaminato, un santuario verde dove il tempo sembra essersi fermato.

Paesaggisticamente, è un mosaico di boschi, vallate, torrenti e pascoli. D’inverno, la neve trasforma tutto in un presepe vivente; d’estate, i prati si accendono di fiori e il cielo si specchia nei ruscelli. È un luogo che cura l’anima.

Architettonicamente, Santo Stefano conserva l’eleganza sobria della montagna: case in pietra e legno, chiese secolari come quella di Santo Stefano Martire, e frazioni come Campolongo, Casada e Costalissoio, che raccontano storie di fatica e bellezza. Le Regole, antiche istituzioni comunitarie, ancora oggi gestiscono i boschi con rispetto e saggezza.

Un tempo, l’economia si fondava su agricoltura, pastorizia, silvicoltura e artigianato. Il legname era oro per la Serenissima, e i boschi del Comelico nutrivano Venezia. C’erano anche fabbriche di strumenti ottici e fotografici, che hanno dato lavoro e dignità a generazioni.

Oggi, il turismo è la nuova linfa. Santo Stefano è una meta amata per chi cerca natura, autenticità e silenzio. Offre escursioni, sci, cultura, gastronomia e un’accoglienza che sa di casa. Il Consorzio Turistico Val Comelico Dolomiti lavora per promuovere il territorio in modo sostenibile e condiviso.

Ma il presente è una sfida. La popolazione invecchia, i giovani partono, l’economia è fragile e legata alla stagionalità. Eppure, c’è una forza che non si spegne: quella delle radici, della comunità, della memoria. Santo Stefano non si arrende. Si reinventa, con dignità e amore per la propria terra.

È un paese che ti entra nel cuore. È il profumo del legno bagnato, il suono delle campane al tramonto, la luce che filtra tra gli abeti. È la nostalgia di un passato fiero e la speranza ostinata di un futuro possibile.