Spirito, paesaggio e comunità nel cuore dell’Italia alpina
Una delle frasi più certe e iconiche attribuite a San Francesco d’Assisi è:
“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.”
Questa frase incarna perfettamente il suo spirito: umile, concreto, ma capace di ispirare trasformazioni profonde. È spesso citata in contesti spirituali, educativi e persino civici, proprio per il suo potere di motivare all’azione graduale e coraggiosa.
Il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, è una data che risuona con forza anche tra le vette delle Dolomiti. Non solo per la sua valenza spirituale, ma per il profondo legame tra la figura del santo e il paesaggio alpino, tra la semplicità francescana e le comunità che abitano queste terre.
Dal 2026, questa giornata sarà ufficialmente riconosciuta come festa nazionale. Ma nelle Dolomiti, il culto di Francesco non ha mai avuto bisogno di decreti: è già scolpito nei conventi, nei cammini, nei silenzi dei boschi e nei gesti delle confraternite locali.
Un santo che parlava con le montagne
Francesco non salì mai sulle Dolomiti, ma il suo spirito le ha raggiunte. Secondo una tradizione orale raccolta dai frati di Feltre, un pellegrino del XIII secolo raccontò di aver visto Francesco piangere di gioia davanti alle montagne del Cadore, dicendo:
“Queste pietre parlano di Dio più di mille prediche.”
Che sia leggenda o verità, il messaggio è chiaro: Francesco riconosceva nel creato una voce divina. E quale luogo più eloquente delle Dolomiti, con le loro guglie che sembrano mani giunte?
I comuni dolomitici e la presenza francescana
Nel Bellunese, la spiritualità francescana è viva e operante. A Feltre, il convento dei Frati Minori Conventuali è un centro pulsante di liturgia e cultura. Ogni 4 ottobre, la chiesa si riempie di fedeli, volontari, scolaresche. Il parroco racconta che “Francesco è il santo dei piccoli gesti: un saluto, un abbraccio, una carezza al creato.”
A Mussoi, quartiere di Belluno, la parrocchia di San Francesco organizza processioni e incontri comunitari. A Pedavena, la chiesa dedicata al santo ospita una veglia notturna con letture francescane e canti alpini.
Anche Cortina d’Ampezzo, pur non avendo una chiesa dedicata, celebra il santo con una messa speciale nella parrocchiale, seguita da una camminata silenziosa nei boschi, guidata da volontari e guide spirituali.
Confraternite e associazioni: la rete invisibile
Nel Bellunese operano oltre 90 associazioni di volontariato, molte delle quali collaborano con le parrocchie in occasione del 4 ottobre. Alcune, come la Confraternita della Luce Alpina (nata a Pieve di Cadore), si ispirano direttamente ai valori francescani: sobrietà, servizio, tutela del paesaggio.
Queste realtà partecipano anche a eventi nazionali, come la Lampada votiva dei Comuni d’Italia ad Assisi, dove ogni anno una regione offre l’olio che alimenta la lampada sulla tomba del santo. Delegazioni bellunesi hanno preso parte alla cerimonia, portando con sé l’essenza delle Dolomiti: pietra, legno, silenzio.
Verso il 2026: un’occasione per raccontare
L’800° anniversario della morte di San Francesco sarà celebrato nel 2026. Il Comitato nazionale 1226–2026 ha già avviato progetti interregionali, e le Dolomiti possono giocare un ruolo centrale. Non solo come scenario, ma come voce.
Se il Bellunese custodisce conventi e confraternite attive, le Dolomiti orientali non sono da meno. In Trentino, Friuli e persino nel Tirolo Orientale austriaco, la figura di San Francesco risuona tra valli e comunità, spesso in modo discreto ma profondamente radicato.
Trentino: cammini e silenzi francescani
A San Martino di Castrozza, tra le Pale che sembrano scolpite dal vento, si tengono ritiri spirituali ispirati al santo, organizzati da gruppi religiosi trentini. Un frate racconta che “Francesco non cercava la vetta, ma il silenzio che la precede.”
A Tesero, in Val di Fiemme, la parrocchia collabora con i frati di Trento per celebrare il 4 ottobre con letture, canti e benedizioni degli animali. I bambini portano con sé conigli, gatti, persino caprette, in un rito che unisce fede e tenerezza.
La città di Trento, pur gesuita nella sua chiesa di San Francesco Saverio, ospita il Convento dei Frati Minori a Piedicastello, dove il messaggio francescano si traduce in accoglienza, ascolto e iniziative sociali.
Friuli: Dolomiti che pregano in silenzio
A Forni di Sopra, nel cuore delle Dolomiti Friulane, si svolgono cammini spirituali tra boschi e malghe, ispirati al Cantico delle Creature. Le guide parlano poco, ma ogni passo è meditazione.
A Tolmezzo, antiche confraternite locali mantengono viva la memoria francescana con eventi musicali e liturgici. Un anziano confratello racconta: “Francesco ci insegna a camminare leggeri, anche quando il mondo pesa.”
A Claut, il 4 ottobre è giorno di benedizione degli animali. La piazza si riempie di cani, gatti, cavalli, e persino un falco, portato da un giovane allevatore. Il parroco, con voce rotta dall’emozione, cita il santo:
“Lodato sii, mio Signore, per tutte le tue creature.”
A Barcis, sul lago, si tengono incontri spirituali e naturalistici che intrecciano ecologia e francescanesimo. Il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane collabora con associazioni religiose per promuovere il rispetto del creato.
Lienz: il francescanesimo oltreconfine
A Lienz, nel Tirolo Orientale, sorge la Franziskanerkirche, chiesa dedicata a San Francesco, gestita dai Frati Minori.
- Ogni 4 ottobre si celebra una messa bilingue, in tedesco e italiano, con partecipazione di comunità alpine.
- I frati organizzano incontri spirituali e culturali, spesso in collaborazione con realtà del Comelico e del Bellunese.
- Un frate tirolese racconta: “Francesco è il santo della frontiera: non divide, unisce.”
San Francesco cammina ancora.
È un poeta, un rivoluzionario della tenerezza. Nelle Dolomiti, il suo spirito si riflette nei gesti quotidiani: un volontario che pulisce un sentiero, una guida che racconta la storia di un larice, un parroco che benedice gli animali.
Il 4 ottobre è un invito a guardare le montagne con occhi nuovi. E a riconoscere, come fece Francesco, che “ogni creatura è sorella, ogni pietra è parola, ogni silenzio è preghiera.”




