Perarolo di Cadore è un paese che sembra uscito da una ballata antica, dove il tempo si è fermato a contemplare il passaggio del Piave e del Boite, che qui si incontrano come due vecchi amici. Situato a 532 metri di altitudine, nel cuore del Cadore, in provincia di Belluno, oggi conta appena 356 abitanti. Ma ogni perarolese porta sulle spalle la memoria di un passato glorioso, inciso nel legno e nell’acqua.

Geografia e paesaggio: dove l’acqua scolpisce la storia

Perarolo si adagia in una gola stretta e suggestiva, dove il torrente Boite confluisce nel fiume Piave, creando un paesaggio di rara intensità. Il territorio comunale si estende fino alla Valle del torrente Valmontina, dichiarata area wilderness nel 1994: un santuario naturale dove la natura è tornata a parlare con voce libera. Le montagne lo abbracciano, i boschi lo proteggono, e il Colle Svalut lo osserva dall’alto come un guardiano silenzioso.

Architettura: pietra, legno e memoria

Il paese è un intreccio di case in pietra e legno, di vicoli stretti e chiese antiche. La Chiesa di San Nicolò, patrono degli zattieri, fu fondata nel 1515 e ricostruita più volte a causa delle piene del Boite. La Chiesa di San Rocco, con una pala attribuita a Francesco Vecellio, fratello di Tiziano, è un gioiello nascosto. E poi c’è il Museo del Cìdolo e del Legname, che racconta la storia di un’economia fluviale che ha fatto grande Perarolo.

Economia: da porto fluviale a borgo in cerca di futuro

Un tempo, Perarolo era il cuore pulsante del commercio del legname. Da qui partivano le zattere cariche di tronchi dirette a Venezia, alimentando la Serenissima con il legno dei boschi cadorini. Era un porto fluviale strategico, un crocevia di uomini, merci e sogni. Ma con l’arrivo della ferrovia nel 1913 e la costruzione del viadotto del Ponte Cadore negli anni ’80, il paese fu tagliato fuori dalle nuove vie di comunicazione. L’economia crollò, e con essa il sogno di un futuro prospero.

Oggi, l’economia si regge su piccole attività industriali, artigianato, edilizia e turismo lento. Il paese ha cercato di reinventarsi, puntando su progetti di valorizzazione culturale e turistica, come il recente intervento “Da Perarolo a Venezia: viaggio tra l’acqua e l’ingegno”, che mira a rilanciare il borgo attraverso la memoria e l’innovazione.

Turismo: un gioiello da riscoprire

Perarolo non è una meta di massa, ma una perla per chi cerca autenticità. Il ponte tibetano sulla Val Montina, i sentieri tra i boschi, le chiese e i musei, raccontano un Cadore diverso: più intimo, più vero. Il Virtual Tourism Office, l’Info Point e le iniziative della comunità stanno costruendo un nuovo modo di accogliere, fatto di storie, volti e silenzi.

Oggi: resistere con grazia

La popolazione invecchia, i giovani partono, l’economia è fragile. Ma Perarolo non si arrende. Cammina piano, ma con passo sicuro. Si affida alla sua storia, alla sua bellezza, alla sua gente. È un paese che ha conosciuto la gloria e la solitudine, ma che continua a credere che la bellezza, se condivisa, può ancora salvare.