Danta di Cadore è un paese che si raggiunge salendo, ma che si comprende solo fermandosi. Situato a 1.398 metri di altitudine, nel cuore del Comelico, è uno dei comuni più alti e più piccoli del Bellunese, con circa 421 abitanti. Ma ogni dantino è custode di un’identità antica, scolpita nella pietra, nei boschi e nel silenzio.

Un paesaggio che respira

Danta si affaccia su un altopiano soleggiato, circondato dalle Dolomiti Orientali: i Brentoni, le Marmarole, l’Ajarnola. Il suo territorio è un mosaico di boschi di conifere, prati alpini, torbiere glaciali e sentieri panoramici. Le Torbiere di Danta, oggi area protetta, custodiscono una biodiversità rara e preziosa, con orchidee spontanee e fiori carnivori, e raccontano la storia geologica del mondo sotto i nostri piedi.

Architettura: pietra, fede e memoria

Il paese conserva un’anima austera e autentica. Le case in pietra e legno, i balconi fioriti, le strade silenziose parlano di una montagna vissuta, non solo ammirata. La Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano, con una pala attribuita a Francesco Vecellio, fratello di Tiziano, è il cuore spirituale del borgo. Poco distante, la Chiesa di Santa Barbara, costruita tra le due guerre, domina la valle da una posizione panoramica. E poi c’è il Museo Paleontologico “Le Radici della Vita”, che custodisce fossili, zanne di mammut e persino un cucciolo di dinosauro perfettamente conservato.

Un’economia che ha fatto la storia

Un tempo, Danta viveva di agricoltura, pastorizia e silvicoltura. I suoi boschi alimentavano la Serenissima, le Regole gestivano il territorio con saggezza, e le segherie idrauliche lungo il Piave e il Valmontina erano il cuore pulsante di un’economia montana dura ma dignitosa. Le famiglie vivevano di poco, ma con orgoglio: fieno, patate, legna, latte, e una comunità che si aiutava.

Oggi: tra fragilità e rinascita

Oggi, il turismo è la nuova linfa. Danta è una meta per chi cerca natura incontaminata, silenzio, autenticità. Offre escursioni, ciaspolate, sentieri didattici, e una luce che accarezza le cime dall’alba al tramonto. È stata scelta anche da Papa Benedetto XVI per la sua quiete e la sua bellezza. Ma il paese vive una transizione delicata: la popolazione invecchia, i giovani partono, l’economia è fragile. Eppure, Danta non si arrende. Ha aderito al progetto Ecosistema Belluno, per rilanciare il territorio con innovazione e sostenibilità.

Danta di Cadore non è solo un luogo: è una carezza di vento tra gli abeti, una preghiera sussurrata tra le montagne, una promessa che la bellezza, se custodita, può ancora salvare.