Padola è un luogo che non si attraversa: si abita nel cuore. È una frazione di Comelico Superiore, in provincia di Belluno, e si trova a 1.215 metri di altitudine, incastonata tra le Dolomiti Orientali, al confine con l’Alto Adige e l’Austria. Conta oggi circa 961 abitanti, ma ogni padolese è custode di una storia che ha attraversato secoli di fatica, bellezza e resistenza.

Un paesaggio che incanta

Padola si distende in una conca verde e luminosa, circondata da cime leggendarie come il Gruppo del Popera, il Monte Ajarnola e il Col Quaternà. Il torrente Padola attraversa il paese come una vena d’acqua viva, e la Val Grande, poco distante, è un paradiso di boschi, pascoli e silenzi. Qui, l’enrosadira tinge le montagne di rosa al tramonto, e ogni stagione ha il suo incanto.

Architettura: pietra, legno e memoria

Il centro del paese è un intreccio di case in pietra e legno, fienili antichi, fontane scolpite e chiese che raccontano secoli di fede. La Chiesa di San Luca Evangelista, costruita nel XIX secolo su progetto di Giuseppe Segusini, domina la piazza con eleganza. Poco fuori, la Chiesetta di Sant’Anna, con la sua pianta a doppio ottagono e affreschi settecenteschi, è un gioiello gotico-rinascimentale. E poi c’è la Stua, una diga storica del Cinquecento che serviva per la fluitazione del legname verso Venezia: un monumento all’ingegno e alla fatica.

Un’economia che ha fatto la storia

Un tempo, Padola era cuore pulsante dell’economia cadorina. I suoi boschi alimentavano la Serenissima, le segherie idrauliche lavoravano giorno e notte, e la Regola di Padola gestiva con saggezza i beni collettivi. Il legname partiva dalla Stua, scendeva lungo il Piave e arrivava a Venezia, dove diventava fondamenta, navi, palazzi. Era un’economia dura, ma dignitosa, fatta di mani callose e occhi fieri.

Turismo: la nuova linfa

Oggi, Padola è una perla del turismo dolomitico. Offre piste da sci, sentieri escursionistici, ciaspolate, bike park, eventi culturali e ospitalità autentica. Il Museo della Cultura Alpina Ladina del Comelico, ospitato nell’ex scuola Don Bosco, racconta la vita di un tempo con oggetti, plastici e storie. Il paese è parte del Dolomiti Superski, ma conserva un’anima intima, lontana dal turismo di massa.

Oggi: tra fragilità e speranza

Padola vive oggi una transizione delicata. L’economia industriale è quasi scomparsa, le terme di Valgrande sono chiuse, e la popolazione invecchia. Ma la comunità resiste: con progetti culturali, con la cura del paesaggio, con la forza delle radici. Ogni murales, ogni restauro, ogni festa di paese è un atto d’amore verso la propria terra.

Padola non è solo un luogo: è una carezza di vento tra gli abeti, una preghiera sussurrata tra le montagne, una promessa che la bellezza, se custodita, può ancora salvare.