Candide è un luogo che non si limita a esistere: resiste, ricorda, respira. È la frazione più antica di Comelico Superiore, in provincia di Belluno, e si trova a 1.210 metri di altitudine, adagiata su un terrazzo soleggiato che guarda le Dolomiti con occhi pieni di memoria. Conta oggi circa 836 abitanti, ma ogni pietra, ogni sguardo, ogni silenzio racconta una storia che attraversa i secoli.

Un paesaggio che accarezza l’anima

Candide è circondata da boschi di abeti e larici, da pascoli d’alta quota, da cime che si tingono di rosa all’alba. Il torrente Padola scorre poco distante, e la Val Comelico si apre come un libro antico, scritto con l’inchiostro della neve e del vento. Il paese gode di una posizione panoramica straordinaria, che lo rende un balcone naturale sulle Dolomiti Orientali.

Architettura: pietra, legno e dignità

Il cuore del borgo è un intreccio di case in pietra e legno, fienili antichi, vicoli silenziosi. La Chiesa di Santa Maria Assunta, ricostruita nel Settecento su progetto di Felice Del Fabbro, è un gioiello di sobrietà e luce. Accanto, la chiesetta di Sant’Antonio Abate, edificata dal “murador de Carnia” Nicolò Ruopel, custodisce la fede semplice di un popolo montano. E poi c’è Casa Gera, severa e squadrata, che racconta la storia di una famiglia illustre e di un paese che ha conosciuto la nobiltà del lavoro.

Un’economia che ha fatto la storia

Candide fu per secoli cuore pulsante dell’economia del Comelico. I suoi boschi alimentavano la Serenissima, le segherie idrauliche lungo il Padola lavoravano giorno e notte, e la “Stua” di Giacomo Gera era un capolavoro di ingegno e fatica. L’agricoltura, la pastorizia, la lavorazione del legno e del ferro erano le colonne di un’economia dura ma dignitosa. Ogni famiglia aveva un campo, una stalla, un sapere da tramandare.

Turismo: la bellezza che accoglie

Oggi, Candide è una meta per chi cerca autenticità, silenzio, natura. Il turismo è lento, rispettoso, emozionale. I visitatori arrivano per camminare tra i boschi, ascoltare il suono dell’acqua, ammirare i murales di Casamazzagno, visitare il Museo Etnografico “La Stua”. Il paese è punto di partenza per escursioni verso il Monte Spina, il Passo di Sant’Antonio, la Valgrande. Ma soprattutto, è un luogo che ti insegna a rallentare.

Oggi: tra fragilità e speranza

L’economia industriale è quasi scomparsa, l’agricoltura è ridotta, i giovani partono. Ma Candide non si arrende. La comunità si stringe attorno alle sue radici, alle sue chiese, ai suoi anziani. I progetti di valorizzazione culturale, la promozione del turismo sostenibile, la cura del paesaggio sono semi piantati in una terra che ha ancora molto da raccontare.

Candide non è solo un luogo: è una carezza di vento tra gli abeti, una preghiera sussurrata tra le montagne, una promessa che la bellezza, se custodita, può ancora salvare.