Zoppè di Cadore è un paese che si raggiunge salendo, ma si comprende solo fermandosi. È il comune più alto e meno popolato della provincia di Belluno, con appena 179 abitanti. Si trova a 1.461 metri di altitudine, incastonato tra le Dolomiti, ai piedi del Monte Pelmo, nella valle del torrente Rutorto, raggiungibile solo da una strada che sale da Forno di Zoldo e termina nel cuore del borgo.
Un paesaggio che toglie il fiato
Zoppè è un balcone naturale sulle Dolomiti, un luogo dove il silenzio ha il suono del vento tra gli abeti. I suoi boschi fitti, le malghe alpine, i sentieri che portano al Rifugio Venezia o al Talamini, raccontano una montagna autentica, lontana dal turismo di massa. Qui, la natura è ancora padrona, e ogni stagione ha il suo incanto: l’enrosadira sulle cime, la neve che ovatta i tetti, il profumo del fieno d’estate.
Architettura: pietra, legno e memoria
Il paese è suddiviso in tre borghi: Bortolot, Sagui e Villa, ognuno con la sua anima. Le case in pietra e legno, i fienili antichi, le viuzze acciottolate parlano di una montagna vissuta. La Chiesa di Sant’Anna, costruita nel Settecento, custodisce una pala attribuita a Tiziano o alla sua bottega, e opere di artisti locali come Fiorenzo Tomea e Masi Simonetti, figli di questa terra.
Un’economia che ha fatto la storia
Un tempo, Zoppè viveva di silvicoltura, pastorizia e produzione del carbone. Le sue carbonaie alimentavano le fucine che lavoravano il ferro dei monti Fursil. Il Museo Etnografico “Al Poiat”, ospitato nell’ex latteria, racconta questa storia con passione e dignità. E poi c’erano i gelatieri emigranti, come Antonio Tomea, che nel 1865 ottenne a Vienna la prima licenza per vendere gelati: da qui partì una tradizione che ha portato il nome di Zoppè nel mondo.
Turismo: la nuova speranza
Oggi, Zoppè è una meta per chi cerca autenticità, silenzio e natura. Il turismo è lento, rispettoso, emozionale. Le escursioni, le ciaspolate, le ferrate, i percorsi per famiglie: tutto è pensato per chi vuole ascoltare la montagna, non solo guardarla. Il paese è anche custode di un patrimonio culturale unico, con eventi, mostre e iniziative che valorizzano la sua identità.
Oggi: resistere con grazia
Zoppè vive oggi una transizione fragile. L’economia è povera, l’agricoltura quasi scomparsa, i giovani partono. Ma la comunità resiste: con la forza delle radici, con la dignità del lavoro, con la bellezza che non si arrende. Ogni restauro, ogni sentiero curato, ogni festa di paese è un atto d’amore verso la propria terra.
Zoppè di Cadore non è solo un luogo: è una carezza di vento tra gli abeti, una preghiera sussurrata tra le montagne, una promessa che la bellezza, se custodita, può ancora salvare.