Da Arredamont 2025
Nel cuore delle Dolomiti bellunesi, il concetto di “abitare” sta cambiando pelle. Non si tratta più soltanto di costruire o vendere case, ma di ripensare il modo in cui la montagna può essere vissuta, rispettata e tramandata. Questo è stato il fulcro del dialogo promosso da Confartigianato Veneto durante l’edizione 2025 di Arredamont, la storica fiera dell’arredamento alpino che ogni anno richiama artigiani, architetti e appassionati da tutta Italia.
Il convegno “Dolomiti da Abitare”, ospitato nel Villaggio Confartigianato a Longarone Fiere, ha messo a confronto voci diverse ma convergenti: quella dell’architetta Ambra Piccin, che ha raccontato come il legno locale possa diventare protagonista di una nuova estetica sostenibile; quella di Ida Di Filippo, volto televisivo noto per il programma “Casa a prima vista”, che ha portato esempi concreti di rigenerazione edilizia in contesti montani; e quella delle istituzioni, con la presidente di Confartigianato Belluno Claudia Scarzanella e il presidente della Provincia Roberto Padrin, che hanno sottolineato l’urgenza di politiche abitative coerenti con il paesaggio e le esigenze delle comunità locali.
Il mercato immobiliare bellunese, come emerso dai dati presentati da Federico Della Puppa di Smart Land, è in fermento. La domanda cresce a ritmi sostenuti, con un +38% registrato nell’ultimo anno, mentre l’offerta resta stagnante. A Belluno ci sono circa 178.000 abitazioni per 94.000 famiglie, ma quasi la metà sono seconde case. Questo squilibrio genera una pressione abitativa che si riflette nei prezzi: a Cortina d’Ampezzo, per esempio, si superano i 12.000 euro al metro quadro, rendendo l’accesso alla casa un miraggio per molti residenti.
Eppure, nonostante la corsa all’investimento immobiliare, solo l’1,6% delle abitazioni è stato costruito dopo il 2015. Questo dato racconta una realtà fatta di edifici datati, spesso energivori, e di borghi che rischiano di svuotarsi fuori stagione. La sfida, allora, non è solo costruire di più, ma costruire meglio. Rigenerare, riqualificare, restituire senso e funzione a ciò che già esiste.
In questo contesto, l’artigianato locale gioca un ruolo chiave. Le aziende del territorio, come quelle rappresentate da Maurizio Cattai e Thomas Fantin, stanno riscoprendo il valore del legno, delle vernici naturali, dei materiali compositi. Non si tratta solo di estetica, ma di etica: abitare in montagna significa scegliere superfici che respirano, ambienti che dialogano con il paesaggio, soluzioni che durano nel tempo.
Il dibattito ha toccato anche il tema della mobilità e dell’accessibilità. Le Dolomiti, pur essendo un patrimonio UNESCO, soffrono di isolamento infrastrutturale e di una gestione turistica spesso sbilanciata. L’abitare in quota non può prescindere da servizi efficienti, da connessioni digitali stabili, da una visione che integri turismo, residenza e lavoro.
“Dolomiti da Abitare” è un invito a guardare la montagna come un luogo da vivere con rispetto, intelligenza e lungimiranza. E a riconoscere che il futuro delle Dolomiti passa anche dalle scelte di chi le abita, le progetta e le ama.




