Dalle “Montagne di Luce” alla tragedia del Vajont, il progetto scava tra passato e presente per stimolare una riflessione critica sulla gestione idrica e la fragilità idrogeologica in un’ottica di sviluppo sostenibile.
L’articolo annuncia la presentazione ufficiale dei contenuti e degli obiettivi del progetto, che si terrà il 14 Novembre presso l’Accademia Galileiana di Padova. L’incontro sarà anche l’occasione per discutere gli esiti della mostra “Montagne di luce”. Un appuntamento fondamentale per chiunque sia interessato al futuro del patrimonio alpino.
Dolomiti, Metamorfosi del Paesaggio: Un Progetto che Scava tra Acqua, Ingegneria e Futuro
Un’iniziativa congiunta delle Università di Padova e Udine si propone di analizzare la profonda trasformazione del paesaggio alpino. Il progetto, intitolato “Dolomiti, metamorfosi di un paesaggio: genealogia di un progetto multidisciplinare”, va oltre la mera documentazione storica per stimolare una riflessione critica sull’eredità ingegneristica e le sfide ambientali odierne, in particolare in relazione alla gestione idrica e al rischio idrogeologico.
L’iniziativa si concentra sull’area compresa tra i bacini del Piave e del Cellina Livenza, storicamente cruciale per lo sviluppo economico del Nord-Est, in quanto strettamente connessa alla Laguna di Venezia e alle valli dolomitiche.
L’eredità delle “Montagne di Luce”
Al centro del dibattito c’è la storia dello sfruttamento energetico dell’acqua. L’evoluzione del paesaggio alpino nell’ultimo secolo è indissolubilmente legata alla costruzione di imponenti impianti idroelettrici, vere e proprie opere di ingegneria che hanno funto da motore per l’industrializzazione del Veneto, ma che hanno anche lasciato segni indelebili sul territorio.
Queste infrastrutture, oggi considerate parte dell’archeologia industriale, rappresentano le tracce tangibili di un conflitto storico tra l’uomo e la natura, la cui massima e tragica espressione è stata la catastrofe del Vajont del 1963.
“Il progetto vuole rendere la storia delle grandi opere non solo un capitolo da archivio, ma un monito attivo per affrontare la scarsità idrica e la fragilità del territorio con una nuova consapevolezza,” affermano i promotori.
Il percorso di studio e documentazione ha trovato una sua prima concretizzazione nella mostra “Montagne di luce. Lo sfruttamento energetico dell’acqua tra Venezia e i Monti Pallidi 1889-1963”, i cui esiti sono stati discussi in occasione della presentazione ufficiale del progetto a Padova.
Approfondimenti: Il Contesto dell’Iniziativa
Il Bo Live: La Voce dell’Università di Padova
Il Bo Live è il magazine di informazione e approfondimento dell’Università degli Studi di Padova. Prende il nome dal Palazzo del Bo, sede storica e cuore pulsante dell’Ateneo patavino. Non è solo una testata giornalistica, ma una piattaforma che divulga ricerche scientifiche, risultati accademici e il dibattito culturale che si sviluppa all’interno e all’esterno dell’Università, con un focus particolare su temi di attualità, innovazione e sostenibilità. La sua funzione è quella di connettere la conoscenza prodotta dall’Università con il grande pubblico.
Mu.Ri: Il Museo Diffuso Regionale dell’Ingegneria
Il mu.ri. (Museo diffuso regionale dell’ingegneria) è una rete di conoscenza e valorizzazione del patrimonio ingegneristico e industriale della regione, inteso non solo come collezione di oggetti ma come insieme di luoghi, strutture e storie sul territorio. La sua formula “diffusa” implica che il museo non sia confinato in un unico edificio, ma si articola attraverso i siti che hanno ospitato o che sono essi stessi testimonianza delle grandi trasformazioni ingegneristiche, come appunto gli impianti idroelettrici e le opere di bonifica e difesa idraulica. Il mu.ri. svolge un ruolo chiave nella promozione di questo progetto sulle Dolomiti.
Il Dipartimento Collaboratore dell’Università di Udine
La collaborazione con l’Università di Udine è fondamentale perché l’area di studio (bacini del Piave e del Cellina Livenza) si estende sul territorio friulano. Nello specifico, la ricerca coinvolge tipicamente dipartimenti che si occupano di Ingegneria, Scienze Agrarie e Ambientali, o di Studi Umanistici (Storia, Architettura e Beni Culturali), in quanto l’analisi del paesaggio richiede una prospettiva che unisca la comprensione tecnica delle opere alla loro contestualizzazione storica e al loro impatto ecologico e sociale. Questa sinergia tra atenei garantisce una visione completa e interregionale del fenomeno studiato.
Archeologia Industriale nel Contesto Idroelettrico
L’archeologia industriale è la disciplina che studia le tracce materiali del processo di industrializzazione, come fabbriche dismesse, macchinari, infrastrutture e, in questo caso, le dighe e le centrali idroelettriche. In Italia, e specialmente nelle valli alpine, gli impianti idroelettrici non sono solo strutture tecniche ma veri e propri monumenti che raccontano l’evoluzione economica, le scelte politiche e le trasformazioni sociali. Studiarli come “archeologia” significa non solo conservarli, ma interpretarli come documenti storici che permettono di comprendere le dinamiche del rapporto tra uomo e risorse.
Lo Sguardo al Futuro
L’articolo mette in luce come l’obiettivo del progetto sia duplice: onorare una storia industriale complessa e, soprattutto, fornire strumenti di riflessione per il presente. In un’epoca caratterizzata da eventi climatici estremi, maggiore scarsità idrica e crescente consapevolezza della fragilità idrogeologica, la comprensione delle scelte fatte in passato diventa essenziale.
Il progetto invita esperti e cittadini a considerare come il destino di queste opere, un tempo simbolo di potenza e progresso, debba ora essere rivalutato nell’ottica di uno sviluppo che sia “economico e culturale sostenibile”. La genealogia del progetto, ovvero la ricostruzione delle sue origini e del suo sviluppo storico, diventa quindi la chiave per decifrare il futuro dei paesaggi alpini.




