Benvenuti nuovamente a bordo del Dirigibile Dolomiti.

Abbiamo ripreso quota in questa prima settimana di dicembre, navigando attraverso un’aria di cristallo. Sotto di noi, le Alpi hanno indossato la loro uniforme più solenne: un mantello di neve fresca che dovrebbe portare silenzio e pace. Ma da quassù, con i motori al minimo per ascoltare meglio il respiro delle valli, abbiamo scoperto che il bianco non copre tutto.

Questo secondo viaggio ci ha svelato un territorio profondamente diviso, che vive a due velocità inconciliabili. Abbiamo sorvolato Feltre, dove il gelo non è quello meteorologico, ma quello calato sul cuore di 150 famiglie dopo la “cinica” chiusura dello stabilimento Hydro, un gigante dai profitti d’oro che sbarra i cancelli. Abbiamo visto il fumo nero dell’incendio di Lienz macchiare l’orizzonte, monito di una fragilità ambientale che non possiamo ignorare.

Eppure, bastava spostare lo sguardo di poco per essere investiti da una luce completamente diversa. Quella calda, artificiale e rassicurante dei Mercatini di Natale di Bolzano e Trento; quella frenetica dei primi sciatori sulle piste del Superski; quella ambiziosa dei Cinque Cerchi olimpici che si avvicinano a Cortina.

Il nostro Dirigibile oggi vi racconta questo stridore: il rumore della festa che cerca di coprire il silenzio della crisi industriale. Vi racconteremo anche di chi, in Friuli e in Trentino, lavora in silenzio per aprire nuove Case della Comunità, cercando di ricucire una rete sociale sfilacciata.

Mettetevi comodi. Il viaggio tra le luci e le ombre delle Dolomiti d’inverno ha inizio.

Diario di bordo – 8 Dicembre 2025

Diario di bordo – Prima settimana di dicembre 2025

Il Dirigibile Dolomiti avanza lento nel cielo di cristallo, fendendo un’aria così nitida che quasi ferisce lo sguardo. Sotto di noi, le montagne hanno indossato il mantello bianco dell’inverno, quella divisa solenne che dovrebbe portare pace e silenzio. Ma noi, che ascoltiamo il respiro delle valli, sappiamo che sotto la neve il cuore del territorio batte inquieto, tra sussulti di febbre e battiti di euforia.

Sorvolando la conca di Feltre, l’ombra del nostro dirigibile si proietta su un punto che non luccica come la neve circostante. È lo stabilimento Hydro. Da lassù non arrivano suoni di macchinari, ma un senso di attesa pesante, angosciosa. È il gelo che scende dal Nord, non quello meteorologico, ma quello di una decisione definita cinica che ha spento la speranza di centocinquanta famiglie. Le voci che salgono fino alla nostra cabina sono cariche di rabbia e incredulità: come può un gigante che macina miliardi chiudere i cancelli qui, lasciando uomini e donne fuori al freddo? È il paradosso dei nostri tempi: i profitti volano alti, irraggiungibili come le cime, mentre il lavoro resta a terra, fragile e pesante.

Spostando la rotta verso Est, oltre il confine, una nube scura ha macchiato per giorni il cielo di Lienz. L’incendio di Nussdorf-Debant è stato un segnale, un avvertimento nero su sfondo bianco. Abbiamo visto le formiche umane – i vigili del fuoco – lottare contro il mostro di fuoco, mentre la popolazione si chiudeva nelle case. Anche la natura, ferita, sembrava trattenere il respiro.

Eppure, basta spostare lo sguardo di pochi chilometri, verso le piazze di Trento, Bolzano, Pordenone e i borghi ladini, per essere abbagliati da un’altra luce. Non quella sinistra delle fiamme, ma quella calda e artificiale della festa. I Mercatini di Natale formicolano di vita, un rito collettivo che esorcizza il buio. Si parla di ripresa, di turisti che tornano a invadere le valli, di un “tutto esaurito” che suona come una promessa di salvezza. E all’orizzonte, sempre più grande, si staglia l’ombra dei Cinque Cerchi olimpici: a Cortina e sulle piste del Superski, i preparativi frenetici raccontano di una montagna che si trucca per il grande ballo, nascondendo le rughe sotto la neve fresca.

Infine, captiamo segnali di una costruzione silenziosa. In Friuli e in Trentino si aprono nuove porte, le Case della Comunità. Non sono cattedrali nel deserto, ma rifugi per chi è fragile, tentativi di ricucire una tela sociale sfilacciata. È una risposta composta al bisogno di cura, mentre a Bolzano si tracciano piani per formare i medici del domani, sperando che non sia troppo tardi.

Il Dirigibile prosegue il suo viaggio verso la notte. Da quassù, il contrasto è struggente: la bellezza immobile delle Dolomiti e l’affannarsi di quegli uomini, divisi tra la paura di perdere tutto e la voglia di festeggiare ancora una volta.

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