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Maria Piaz: La Mère del Pordoi e la Visione Pioniera del Turismo Dolomitico

Ritratto di Maria Piaz
Maria Piaz (1877–1971), la donna che trasformò il Passo Pordoi da un confine selvaggio a un polo turistico internazionale.

Conosciuta come la “Mère del Pordoi” (Madre del Pordoi, in ladino), Maria Piaz fu una figura di spicco e un vero pilastro per lo sviluppo turistico e l’identità culturale delle Dolomiti nel XX secolo. Nata nel 1877 a Pera di Fassa, in Val di Fassa, era la sorella del celebre alpinista Tita Piaz, il “Diavolo delle Dolomiti”, ma il suo impatto sulla regione fu prettamente imprenditoriale, innovativo e morale. La sua vita fu un inno al coraggio femminile, all’intraprendenza e a una visione lungimirante che, unendo la sua resilienza personale alla ricostruzione post-bellica e all’innovazione tecnologica, definì la geografia turistica di una delle aree montane più iconiche del mondo.

Maria Piaz fu una pioniera: non solo trasformò una semplice baracca in un punto di ristoro vitale al Passo Pordoi, ma a 80 anni diede vita a una delle funivie più celebri delle Dolomiti, il Sass Pordoi. La sua storia non è solo un racconto di successo commerciale, ma anche di resistenza civile, che fu la causa dell’internamento nel campo di Katzenau durante la Prima Guerra Mondiale per aver aiutato i disertori. La sua eredità è quella di un “fiore ribelle delle Dolomiti”, un simbolo di emancipazione per le donne delle valli e una testimonianza di come la passione possa plasmare il destino di un intero territorio.


L’Imprenditoria Pioniere al Passo Pordoi

L’attività di Maria Piaz è indissolubilmente legata al Passo Pordoi, snodo cruciale tra la Val di Fassa e Livinallongo. I suoi primi passi imprenditoriali furono compiuti quando utilizzando tutti i suoi risparmi acquistò, insieme al padre, una semplice baracca sul passo, che trasformò in un punto di ristoro. Questo gesto segnò l’inizio della sua dedizione, favorita dall’apertura della Strada delle Dolomiti che aumentò il flusso di viaggiatori e turisti. Maria investì costantemente nella crescita del passo, vedendo il potenziale di quell’area isolata.

Il suo soprannome, “Mère del Pordoi”, non si riferiva solo alla sua presenza fissa sul passo, ma al suo ruolo di “Madre” nutrice del turismo e custode del luogo. La sua gestione coraggiosa e innovativa trasformò un confine di montagna in un centro di ospitalità vitale, anticipando di decenni il moderno concetto di accoglienza turistica alpina.

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: Resistenza e Ricostruzione

Il Coraggio Civile durante la Grande Guerra

Durante la Prima Guerra Mondiale, il Passo Pordoi si trovò in una posizione strategica e dolorosa, al confine tra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia, e fu completamente distrutto dagli eventi bellici. Maria Piaz non si arrese: si impegnò nella titanica opera di ricostruzione. Ma il suo coraggio andò oltre l’imprenditoria:

  • Fu internata nel campo di **Katzenau** (presso Linz, Austria) come civile non gradita.
  • L’internamento avvenne per la sua attività di resistenza civile: aveva aiutato due disertori a superare il confine, dimostrando un profondo senso di umanità e insubordinazione alle logiche del conflitto.

Questa esperienza di vita e di sofferenza è stata narrata nel libro “Dal Pordoi a Katzenau” di Luciana Palla, che ne esalta la figura come esempio di forza d’animo e altruismo in tempo di guerra.


L’Eredità dell’Innovazione: La Funivia del Sass Pordoi

Il culmine della sua visione innovativa arrivò in tarda età. Nel **1961**, all’età di 80 anni, Maria Piaz collaborò con il figlio Francesco per realizzare un’opera che avrebbe ridefinito l’accesso all’alta quota: la prima funivia del Sass Pordoi.

Quest’opera, audace per l’epoca e realizzata in età avanzata, è il simbolo più tangibile della sua capacità di vedere oltre l’esistente e di investire nel futuro del turismo dolomitico. La funivia è ancora oggi uno degli impianti più iconici e amati, che in pochi minuti trasporta i visitatori dal passo alla terrazza panoramica del Sass Pordoi, la “Terrazza delle Dolomiti”. Maria Piaz non solo promosse il turismo, ma ne creò le infrastrutture che lo avrebbero sostenuto nel tempo.

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: L’Impatto Culturale e Geografico

Un’Icona di Emancipazione e Studio Geografico

Sebbene non avesse studi accademici formali, il lavoro di Maria Piaz è riconosciuto come un contributo fondamentale alla geografia turistica delle Dolomiti. La sua impresa ha dimostrato come la volontà e l’innovazione possano trasformare la funzione socio-economica e geografica di un’area montana. È citata in studi di geografia politica e culturale come un caso esemplare di imprenditoria femminile pionieristica in un contesto storicamente dominato dagli uomini.

Eredità Morale: Maria Piaz è vista come un’icona di emancipazione per le donne delle valli dolomitiche. La sua storia di coraggio, indipendenza e resilienza offre un esempio di come sia possibile superare le avversità – dalla povertà alla guerra, fino ai pregiudizi di genere – per realizzare una visione capace di lasciare un segno indelebile nella storia locale e nella memoria collettiva.


Maria Piaz morì nel 1971, lasciando in eredità un Passo Pordoi vitale e la funivia che, ancora oggi, porta migliaia di persone a toccare il cielo delle Dolomiti. Fu molto più di un’imprenditrice: una donna ribelle, visionaria e resiliente, capace di trasformare la montagna in un polo turistico internazionale.

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