Laggio di Cadore è un luogo che sembra sussurrare storie antiche tra le pieghe delle sue montagne. È una frazione del comune di Vigo di Cadore, in provincia di Belluno, e si trova a 944 metri di altitudine, incastonata tra il Monte Tudaio e lo Schiavon, lungo il corso del Rin di Laggio. Oggi conta circa 813 abitanti, ma ogni volto, ogni casa, ogni pietra racconta la forza di una comunità che ha saputo resistere al tempo.

Un paesaggio che accarezza l’anima

Laggio è circondato da boschi fitti, pascoli d’alta quota e sentieri che si arrampicano verso il cielo. Il suo territorio si apre verso Casera Razzo, un altopiano che d’estate si accende di luce e d’inverno si trasforma in un silenzioso presepe. Il paesaggio è quello tipico delle Dolomiti Orientali: selvaggio, autentico, struggente.

Architettura: la memoria scolpita nel legno e nella pietra

Il paese è un intreccio di case in pietra e legno, vicoli stretti, fontane antiche e chiese che raccontano secoli di fede e arte. La Chiesa di Sant’Antonio Abate, iniziata nel 1454, è il cuore spirituale del borgo. Ma è la Chiesa di Santa Margherita a Salagona, costruita intorno al 1205, a custodire l’anima più antica di Laggio: un raro esempio di arte medievale, con affreschi trecenteschi e santi invocati dai boscaioli e dalle partorienti.

Un’economia che ha fatto la storia

Un tempo, Laggio era un centro artigiano e agricolo. I suoi boschi fornivano legname alla Serenissima, le sue botteghe producevano chiavi e serrature, e le sue malghe alimentavano un’economia di sussistenza ma dignitosa. Le Regole, istituzioni comunitarie antichissime, gestivano i pascoli e i boschi con saggezza e rispetto.

Turismo: una bellezza da riscoprire

Oggi, Laggio è una meta per chi cerca autenticità, silenzio e natura. Il turismo è lento, rispettoso, emozionale. I sentieri che partono dal paese conducono a chiesette alpine, forti della Grande Guerra, panorami mozzafiato. Il turismo sociale, un tempo promosso con grandi ambizioni, ha vissuto momenti difficili, ma il paese continua a credere nella sua vocazione ospitale.

Oggi: resistere con grazia

Laggio vive oggi una transizione fragile. L’economia industriale è quasi scomparsa, l’agricoltura è ridotta, i giovani partono. Ma la comunità resiste: con iniziative culturali, con la cura del paesaggio, con la forza delle radici. Ogni murales, ogni restauro, ogni festa di paese è un atto d’amore verso la propria terra.

Laggio di Cadore non è solo un luogo: è una carezza di vento tra gli abeti, una preghiera sussurrata tra le montagne, una promessa che la bellezza, se custodita, può ancora salvare.